IL FUTURO DELLA SCIENZA
Quando la medicina diventa di precisione
Decine di farmaci, "mirati" su specifici bersagli, permettono ormai di affrontare con successo alcuni tipi di patologie autoimmuni e il 10% delle forme di tumore. È la cosiddetta Precision Medicine, su cui si punta sempre di più

di Paolo Rossi Castelli
La Medicina ha fatto enormi progressi negli ultimi decenni, ma un orizzonte ancora troppo ampio di malattie non è coperto in modo sufficiente da farmaci davvero risolutivi. Serve (servirebbe) una “medicina di precisione”, come dicono gli esperti, cioè un insieme di terapie sempre più mirate su bersagli precisi, e su singole, ben definite patologie (mentre invece, ancora oggi, molti farmaci hanno un meccanismo d’azione troppo ampio, cioè “sparano nel mucchio”, se vogliamo usare questo termine, con risultati buoni ma spesso non decisivi, e con effetti collaterali che possono diventare anche molto pesanti). Ne hanno discusso a Venezia gli specialisti europei e americani convocati dalla Fondazione Umberto Veronesi, dalla Fondazione Tronchetti Provera e dalla Fondazione Cini sull’isola di San Giorgio, per l’annuale Conferenza sul Futuro della Scienza, che si è chiusa sabato 19 settembre.
I SUCCESSI NELLA DIAGNOSI - «In realtà la medicina di precisione è già presente nella pratica clinica, e rappresenta una conquista importantissima, anche se (è vero) non è ancora così diffusa come tutti noi vorremmo - dice Pier Giuseppe Pelicci, direttore del dipartimento di oncologia sperimentale all’Istituto Europeo di Oncologia di Milano e protagonista della Conferenza veneziana. - In campo diagnostico, per esempio, siamo in grado di individuare le varianti di due geni, chiamati BRCA-1 e BRCA-2, che fanno aumentare il rischio di tumore al seno (è il caso dell’attrice Angiolina Jolie, come lei stessa ha dichiarato). E adesso sappiamo che anche le varianti di altri geni (MSH1 e MSH2) accrescono la possibilità di innescare un cancro (in questo caso, il carcinoma del colon). Anche per la tiroide è stata individuata una variante (del gene RET) che fa aumentare il rischio di tumore, e pure per diverse malattie autoimmuni questa possibilità è diventata concreta». Da tempo si sa, in particolare, che alcune varianti del gene HLA sono legate a un maggiore rischio di sviluppare malattie autoimmuni come l’artrite reumatoide o il diabete di tipo 1. Tutti questi sono successi della medicina di precisione: poter individuare in anticipo i rischi legati a certe varianti genetiche, permette, infatti, di "monitorare" in modo molto più efficace i pazienti e di intervenire per tempo con le terapie appropriate.
I NUOVI FARMACI - Sempre nell’ambito della medicina di precisione, ottimi risultati (ma per ora ristretti) si sono ottenuti anche nel settore dei farmaci, con la creazione degli anticorpi monoclonaliGli anticorpi monoclonali sono anticorpi del tutto simili a quelli che il sistema immunitario produce contro i “nemici” (batteri, virus e altro ancora), ma non sono presenti in modo naturale nel nostro organismo. Vengono creati in laboratorio, grazie a tecniche di ingegneria genetica, e sono mirati contro un preciso bersaglio della malattia, identificato dai ricercatori: per esempio, nel caso del Covid, contro la proteina Spike, utilizzata dal coronavirus per entrare nelle cellule e infettarle. Una volta prodotti, vengono fatti moltiplicare in laboratorio, identici, in un numero grandissimo di copie, o di cloni (per questo vengono chiamati monoclonali), e poi immessi nell’organismo del paziente, in genere tramite infusione (endovena)., cioè di anticorpi (ottenuti con tecniche di ingegneria genetica e con altri sistemi molto sofisticati) che si dirigono solo verso bersagli precisi, senza creare troppi danni al resto dell’organismo. Nell’ambito delle patologie immunologiche, per esempio, l’infliximab è ormai utilizzato dalla fine degli anni ’90 con esiti positivi nella terapia della colite ulcerosa, della malattia di Crohn, dell’artrite reumatoide e di altre patologie. «Anche in campo oncologico - spiega Pelicci - alcuni farmaci di precisione hanno permesso di rivoluzionare le terapie, perché è stato possibile indirizzarli contro le alterazioni del Dna che generano alcuni particolari tipi di tumori. È successo con l’imatinib (un inibitore dell’oncogene BCR-ABL), che ha cambiato radicalmente la cura e il tasso di sopravvivenza dei malati con la leucemia mieloide cronica. Ma anche un inibitore del gene ALK (il crizotinib, n.d.r.) ha permesso di raggiungere risultare risultati straordinari nella cura di un particolare tipo di tumore del polmone (che rappresenta, però, solo il 2% di tutti i tumori di quell’organo). E altri farmaci si sono rivelati molto efficaci contro alcune forme di linfomi e di mielomi. In complesso, abbiamo circa 50 medicinali di precisione che coprono, con grandissima efficacia, il 10% dei tumori. È un grande successo, ma bisogna fare moltissimo di più. Bisogna estendere la precisione delle terapie, cioè, anche al gran numero di patologie che adesso non sono “coperte”».
SPERIMENTARE ANCHE SULLE DONNE - Moltissimi studi sono in corso e le aziende biotech hanno in sperimentazione migliaia di molecole. Certo, un salto in avanti verso la medicina di precisione si avrebbe già se i farmaci venissero testati in uguale misura sugli uomini e sulle donne. «Pochi lo sanno, fuori dall’ambiente degli addetti ai lavori - ha detto a Venezia Giovannella Baggio, docente di medicina di genere all’Università di Padova - ma la sperimentazione dei medicinali riguarda, da sempre, quasi soltanto gli uomini, per varie ragioni (l’organismo femminile è molto più mutevole, a causa del ciclo mestruale, e richiederebbe studi più complessi e costosi; in più, si pongono anche problemi etici non indifferenti, nel caso di donne in età fertile, perché farmaci ai primi stadi di sperimentazione potrebbero danneggiare l’embrione in caso di gravidanza). Diversificare gli studi, valutando i differenti effetti dei farmaci sugli uomini e sulle donne sarebbe un enorme progresso. E anzi va considerato un’urgenza di questo millennio».
IL PROGETTO DI OBAMA - Per modellare la diagnosi e la cura delle malattie (ma anche la prevenzione) sulle caratteristiche di ogni singolo individuo o di gruppi di persone - spiegano alla Fondazione Umberto Veronesi - un forte aiuto arriva dai progressi rapidissimi delle biotecnologie, della matematica e della bioinformatica, che ormai permettono di acquisire, analizzare e condividere grandi quantità di informazioni sulle caratteristiche genetiche di milioni di individui. Proprio in questa direzione, all’inizio del 2015, il presidente americano Barak Obama ha avviato la Precision Medicine Initiative, un progetto (finanziato con 215 milioni di dollari) per mappare il Dna di un milione di cittadini statunitensi (volontari) e raccogliere dati sulle loro abitudini di vita. «Gli Stati Uniti - ha detto Obama - che hanno sconfitto la poliomielite e hanno mappato il genoma umano, devono diventare i pionieri di una nuova era nel campo della salute». È proprio questa la quintessenza della medicina di precisione...’
Data ultimo aggiornamento 20 settembre 2015
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco