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Nel diabete, la lenticchia d’acqua o mankai aiuta a tenere sotto controllo la glicemia

Chi soffre di diabete di tipo 2 potrebbe trovare un valido aiuto per il controllo della glicemia in una pianta acquatica che sta confermando le sue doti terapeutiche, la lenticchia d’acqua o mankai (Wolffia Globosa). Uno studio pubblicato su Diabetes, Obesity and Metabolism dai diabetologi della Ben-Gurion University of the Negev di Beersheva, in Israele, insieme ai colleghi della Chan School of Public Health di Harvard (Boston) mostra infatti che l’assunzione dopo i pasti di una bevanda a base di mankai attenuta i picchi glicemici post prandiali e ne rallenta l’arrivo, contribuendo così a evitare gli squilibri tipici della malattia.

In esso infatti 45 persone con diabete di tipo 2 sono state invitate a bere 300 ml di una bibita con estratto di mankai (circa 10 grammi in peso secco) e acqua oppure acqua per due settimane e poi, dopo quattro giorni, a bere il contrario di ciò che avevano assunto nelle prime due, per altre due settimane. Nel frattempo, la loro glicemia era costantemente monitorata. Alla fine, l’assunzione di mankai è risultata associata a una diminuzione della glicemia post prandiale del 20%, a un calo dei picchi glicemici e a un rientro nei valori normali più rapido. Il tutto in circa due terzi dei partecipanti (e gli autori stanno cercando di capire perché alcune persone non rispondano). La lenticchia d’acqua potrebbe quindi essere di aiuto nella gestione del diabete, insieme a uno stile di vita sano e alle necessarie terapie. Oltretutto, è ricchissima di fibre, proteine e antiossidanti, ed è quindi benefica da diversi punti di vista, oltreché un valido sostituto della carne di origine animale.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 16 settembre 2024
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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