Notice: Undefined index: privacy in /var/www/nuevo.assediobianco.ch/htdocs/includes/top/privacy_advisor.php on line 1

Questo sito utilizza cookies tecnici (Google Analytics) per l'analisi del traffico, senza scopi commerciali; proseguendo la navigazione ci si dichiara implicitamente d'accordo all'uso dei medesimi Ok, accetto

Anticorpi, una possibile arma contro Alzheimer e Parkinson

In futuro la terapia delle malattie neurodegenerative come l’Alzheimer e il Parkinson potrebbe basarsi sull’uso di anticorpi diretti contro le proteine all’origine dei danni al sistema nervoso che causano la patologia. A lasciar intravedere questa possibilità è uno studio dei neurologi del Langone Medical Center for Cognitive Neurology dell’Università di New York presentato in occasione dell’edizione 2015 della Conferenza Annuale dell’Alzheimer’s Association. I suoi autori hanno infatti identificato degli anticorpi in grado di sciogliere gli aggregati della proteina alfa-sinucleina che partecipano al processo neurodegenerativo tipico di queste malattie.

Patologie come l’Alzheimer, il Parkinson e le malattie da prioni (ad esempio la malattia di Creutzfeldt-Jakob) sono caratterizzate da alterazioni di alcune proteine, che perdendo la loro solubilità precipitano e si aggregano dando origine alle cosiddette placche amiloidi o ad altre formazioni che con il tempo provocano la morte delle cellule nervose. I neurologi del Langone Medical Center hanno pensato di provare a fermare questo fenomeno intervenendo sugli aggregati che si formano più precocemente, chiamati oligomeri. Per farlo hanno studiato tre anticorpi diretti contro gli oligomeri di una delle proteine più conosciute tra quelle coinvolte nel processo neurodegenerativo, l’alfa-sinucleina, dimostrando che gli anticorpi sono in grado di riconoscerli anche in campioni di tessuto cerebrale di pazienti.

Quelli ottenuti – hanno sottolineato gli autori dello studio – sono solo dati preliminari, ma i risultati lasciano ben sperare sulla validità dell’approccio. Ora i ricercatori intendono procedere con test sugli animali in cui gli anticorpi verranno utilizzati da soli o in combinazione con altri trattamenti, in previsione di condurre in futuro degli studi anche sui pazienti.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 24 luglio 2015
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco


Tags: anticorpi, malattia di Alzheimer, malattia di Parkinson



Warning: Use of undefined constant lang - assumed 'lang' (this will throw an Error in a future version of PHP) in /var/www/nuevo.assediobianco.ch/htdocs/includes/gallery_swiper.php on line 201

Notice: Undefined index: lang in /var/www/nuevo.assediobianco.ch/htdocs/includes/gallery_swiper.php on line 201

Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

Chiudi

Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

VAI ALLA VERSIONE COMPLETA