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I telefoni cellulari non provocano tumori
al cervello, ma possono fare altri danni

Forse l’annosa domanda sui potenziali rischi oncologici dell’uso prolungato dei telefoni cellulari ha trovato una risposta definitiva: no, usare il telefono anche per più ore al giorno tutti i giorni non comporta un aumento del rischio di sviluppare tumori al cervello. Piuttosto, potrebbe avere altre conseguenze sulla sfera neuropsicologica e, di riflesso, sul sistema cardiovascolare. Queste le conclusioni di due grandi studi usciti a pochi giorni di distanza l’uno dall’altro.

Nel primo, pubblicato su Environment International, sono stati presi in considerazione 63 studi (estratti da un primi campione di oltre 5.000) condotti negli ultimi 28 anni, e non è emersa alcuna relazione statisticamente significativa tra i cellulari e i tumori cerebrali o comunque del cranio come quelli del nervo acustico. Come hanno ricordato gli autori, nel 2011 l’International Agency for Research on Cancer (IARC) di Lione, agenzia dell’OMS, aveva classificato l’esposizione alle onde radio come possibile cancerogeno, ma le conclusioni erano state dedotte su pochi studi su esseri umani (e molti su animali), con telefoni molto meno schermati di quelli attuali. La nuiva indagine, commissionata anch’essa dall’OMS, comprende tantissimi dati in più, tutti ottenuti su persone reali, con metodologie più moderne, e con un follow up minimo di dieci anni, ed è quindi da considerare più che attendibile.

Anche se non ci sono rischi oncologici, potrebbero però essercene per quanto riguarda l’ansia, lo stress, la qualità del sonno e il sistema cardiovascolare, come suggerisce io secondo studio, pubblicato sul Canadian Journal of Cardiology. In esso sono stati analizzati i dati di oltre 440.000 inglesi contenuti nel grande database UK Biobank, che avevano utilizzato il telefono cellulare almeno una volta alla settimana tra il 2006 e il 2010, e per i quali erano disponibili le informazioni relative alla salute dei successivi 12,3 anni. Il risultato è stato che chi usa regolarmente il cellulare va incontro a squilibri dei ritmi circadiani, stress, nervosismo e anomalie del battito cardiaco.

E’ probabile che gli attuali smartphone la situazione sia molto più seria, visto l’uso continuo che ne fa la maggior parte delle persone. Per questo, concludono gli autori, sarebbe molto importante approfondire gli studi e definire con esattezza gli effetti sulla salute dei dispositivi più moderni e soprattutto dell’uso che ne fanno le persone.

Nel frattempo, tutti dovrebbero usare il telefono con più scrupolo e attenzione, evitando tutte le azioni inutili come la continua consultazione dei social media.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 20 settembre 2024
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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