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Per contrastare la sindrome dell’occhio secco senza farmaci basta farsi una risata

Per curare la sindrome dell’occhio secco, che si stima colpisca non meno di 360 milioni di persone nel mondo, si può ricorrere alle gocce oculari con acido ialuronico. Oppure, se si vuole essere più sostenibili, non spendere nulla, e avere anche altri benefici, si può ridere. La terapia basata sulle risate fino alle lacrime, ottenute seguendo uno specifico protocollo, può essere altrettanto efficace delle lacrime artificiali e anzi, probabilmente lo è di più.

Quest’ultima è stata oggetto di diversi studi come ausilio in malattie croniche non solo dell’umore, ma anche nei tumori, nel diabete e in altre condizioni. Ora uno studio pubblicato sul British Medical Journal la candida a un ruolo di grande importanza anche per alleviare i fastidi associati all’occhio secco, che possono essere difficili da sopportare. Gli oculisti di alcune università britanniche e cinesi hanno selezionato oltre 280 persone che soffrivano di occhio secco, non avevano indossato di recente lenti a contatto, non soffrivano di allergie o traumi, ma solo di secchezza oculare, di età compresa tra i 18 e i 45 anni. Quindi, per otto settimane, hanno trattato metà di loro con una soluzione allo 0,1% di acido ialuronico data quattro volte al giorno, e l’altra metà con la terapia delle risate. Quest’ultima era spiegata in un video. I partecipanti dovevano fare esercizi di mimica facciale e vocalizzazione per cinque minuti, e cioè ripetere una trentina di volte alcuni vocalizzi come “Hee hee hee, hah hah hah, cheese cheese cheese, cheek cheek cheek, hah hah hah hah hah hah”, usando una app di riconoscimento facciale per standardizzare il tipo di movimento e aumentarne l’intensità con il tempo.

Alla fine della sperimentazione, chi aveva riso aveva ottenuto una riduzione in un punteggio specifico chiamato ocular surface disease index (OSDI) di 10,7 punti, pari a unaì sensibile miglioramento, mentre chi aveva ricevuto le gocce una di 8,83 punti. Inoltre, i primi avevano mostrato benefici in altri parametri oftalmologici e nel tono dell’umore. La risata si conferma quindi efficace almeno quanto le lacrime artificiali, e priva di effetti collaterali negativi. Anzi, con ogni probabilità ne ha di positivi.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 17 settembre 2024
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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