Questo sito utilizza cookies tecnici per l'analisi del traffico, in forma anonima e senza finalità commerciali di alcun tipo; proseguendo la navigazione si acconsente all'uso dei medesimi Ok, accetto

Contro l’incontinenza urinaria si può
provare una cura ultramillenaria: lo yoga

Lo yoga dolce, classico, aiuta a ridurre gli episodi di incontinenza come e talvolta meglio degli approcci classici, e in modo simile a ciò che avviene con una ginnastica mirata. Lo dimostra uno studio condotto dai geriatri di alcune università californiane tra le quali quella di San Francisco e quella di Stanford su 240 donne di età compresa tra i 45 e i 90 anni (età media: 62 anni), pubblicato sugli Annals of Internal Medicine. In un periodo che ha compreso la prima parte della pandemia, le partecipanti, tutte donne che avevano almeno un episodio di incontinenza al giorno, sono state invitate a seguire, due volte alla settimana, due lezioni da 90 minuti, che comprendevano 16 posizioni (asana) di hata yoga specifiche per il rafforzamento del pavimento pelvico, ossia dei muscoli pelvici che aiutano a tenere in sede la vescica e l’uretra, oppure di ginnastica non particolarmente focalizzata sullo stesso distretto corporeo, ma di stretching e resistenza generalizzate. Tutte sono state anche invitate a praticare almeno un’altra ora di attività al di fuori delle lezioni. Il tutto per un periodo complessivo di 12 settimane.

Il risultato è stato che, alla fine, le donne che avevano praticato yoga sono passate da una media di 3,4 episodi di incontinenza al giorno (compresi 1,9 episodi di urgenza e 1,4 da stress) a 1,1 episodi, con una diminuzione di 2,3, pari a circa il 60%. Nel gruppo di controllo, il calo è stato di 1,9 episodi in meno al giorno, inferiore ma non troppo dissimile. Con le terapie classiche, per lo più chirurgiche, e talvolta farmacologiche, le diminuzioni sono molto variabili, e comprese tra il 30 e il 70%. Lo yoga si conferma quindi molto efficace, in particolare per prevenire un disturbo che colpisce circa un anziano su due, e che compromette la qualità di vita e aumenta il rischio di fratture (soprattutto di notte, quando l’urgenza di utinare spinge le persone ad alzarsi).

In più, come ha dimostrato la pandemia, lo yoga si può praticare a casa, senza bisogno di medici ma solo di insegnanti qualificati, e non presenta rischi, né effetti collaterali.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 19 settembre 2024
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



Warning: Use of undefined constant lang - assumed 'lang' (this will throw an Error in a future version of PHP) in /var/www/nuevo.assediobianco.ch/htdocs/includes/gallery_swiper.php on line 201

Notice: Undefined index: lang in /var/www/nuevo.assediobianco.ch/htdocs/includes/gallery_swiper.php on line 201

Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

Chiudi

Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

VAI ALLA VERSIONE COMPLETA