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I farmaci del futuro potrebbero arrivare anche dai crostacei dei Cenote dei Maya

I farmaci del futuro potrebbero arrivare, anche, da luoghi tanto inaspettati quanto misteriosi: i cenote della penisola dello Yucatan, in Messico.

I cenote sono grotte carsiche parzialmente collassate che contengono acqua, e che per questo erano considerate sacre dai Maya, che pensavano fossero le porte per l’aldilà. Nel loro ecosistema vivono molte creature ancora pochissimo conosciute, tra i quali i remipedi, identificati solo nel 2014, minuscoli crostacei ciechi che paralizzano e uccidono le prede con il loro veleno. Per questo, così come si fa con altri animali che usano veleno quali i serpenti, gli anfibi e i ragni, un team internazionale di ricercatori europei riuniti nel lo European Venom Network (COST Action EUVEN) ha indagato prelevando numerosi campioni in specifiche immersioni, e scoperto che il remipede Xibalbanus tulumensis produce un veleno piuttosto complesso, e potenzialmente molto interessante. Si tratta infatti di una miscela di tossine tra le quali quelle della famiglia delle xibalbine, simili ad alcuni veleni di ragno. Sono strutture proteiche a forma di nodo, fatto che le rende resistenti agli enzimi della vittima, e che agiscono sul sistema nervoso delle prede. Tra di esse – ed è questa la cosa interessante a fini farmacologici – vi sono diversi bloccanti dei canali del sodio e del potassio, cioè dei "pori" fondamentali per il normale funzionamento delle cellule (per lo scambio di elementi tra interno ed esterno e per le proprietà elettriche), e già oggi target di numerosi farmaci, per esempio del cuore o del sistema nervoso. Per qiesto secondo i ricercatori tra le xibalbine potrebbe esserci una o più molecole del tutto nuove, e ad azione terapeutica.

Come sottolineato nello studio, pubblicato su BMC Biology, l’idea è quella di studiare a fondo queste strutture e, in caso ve ne siamo di papabili al ruolo di farmaci, riuscire a riprodurle in laboratorio. I cenote sono ambienti delicatissimi e già messi a dura prova dal turismo e dal degrado ambientale: nessuno vuole dannegiarli ulteriormente. Inoltre, è impensabile cercare di ottenere farmaci dai loro minuscoli abitanti: se anche fosse possibile, i remipedi, lunghi poche decine di millimetri, ciascuno dei quali produce quantità minime di veleno, si estinguerebbero immeditamente.

 

A.B.
Data ultimo aggiornamento 9 ottobre 2024
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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