Questo sito utilizza cookies tecnici per l'analisi del traffico, in forma anonima e senza finalità commerciali di alcun tipo; proseguendo la navigazione si acconsente all'uso dei medesimi Ok, accetto

Per attenuare le crisi di artrite reumatoide
si deve innanzitutto curare la parodontite

L’artrite reumatoide, malattia autoimmune, è più grave e più resistente ai farmaci in chi soffre di una parodontite, ossia di un’infezione delle gengive. Questo legame è noto da tempo, ma finora non se ne capivano le motivazioni. Ora però uno studio pubblicato su Science Traslational Medicine dai reumatologi dell’Università di Stanford, in California, chiarisce finalmente perché e in che modo una malattia del cavo orale sia collegata a una autoimmune delle articolazioni.

Seguendo per molti mesi un ristretto gruppo di pazienti, i ricercatori hanno infatti dimostrato che i batteri responsabili della parodontite, soprattutto se presenti da tempo (la malattia spesso non sempre dà sintomi riconoscibili e non sempre spinge il paziente ad andare dal dentista), passano nel sangue attraverso le fenditure provocate dall’infezione nei tessuti della bocca. Molti di questi sono citrullinati, cioè presentano una modifica di un aminoacido, l’arginina, con un altro aminoacido, piuttosto atipico, la citrullina appunto. Una volta entrati nel sangue, questi batteri inducono una risposta anticorpale specifica, cioè con anticorpi chiamati citrullinati, capaci di reagire a questo aminoacido. Gli stessi anticorpi, però, sono tipici delle patologie autoimmuni e, in particolare, proprio di quelle reumatiche, caratterizzate appunto dalla presenza di (auto)anticorpi citrullinati. Per questo, trovarsi in una condizione di stimolo permanente alla produzione di anticorpi citrullinati dato dai batteri orali penetrati del sangue, per i malati di artrite reumatoide, significa alimentare continuamente la produzione di autoanticorpi, e rispondere peggio del previsto alle terapie.

La buona notizia è che la parodontite, se riconosciuta, si può curare efficacemente, in molti casi riequilibrando il microbiota orale o, quando necessario, con antibiotici. Curando la parodontite, si rendono meno probabili le crisi reumatiche, e si ostacola il peggioramento dell’artrite.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 28 aprile 2023
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



Warning: Use of undefined constant lang - assumed 'lang' (this will throw an Error in a future version of PHP) in /var/www/nuevo.assediobianco.ch/htdocs/includes/gallery_swiper.php on line 201

Notice: Undefined index: lang in /var/www/nuevo.assediobianco.ch/htdocs/includes/gallery_swiper.php on line 201

Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

Chiudi

Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

VAI ALLA VERSIONE COMPLETA