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Nanoparticelle di glutine
per frenare la celiachia

Una nuova tecnica potrà aiutare in futuro i celiaci a scegliere i cibi senza troppe limitazioni. Di cosa si tratta? È un sistema di incapsulazione di nanoparticelle di glutine, che è stato messo a punto dai ricercatori della Northwestern University di Evaston (USA) e ha dato ottima prova di sé nei primi test sull’uomo, i cui risultati sono stati presentati recentemente alla United European Gastroenterology Week conference svoltasi a Barcellona, in Spagna.

Come funziona? Le nanoparticelle (cioè particelle piccolissime, nell’ordine dei miliardesimi di metro) vengono racchiuse in una capsula biocompatibile e poi iniettate nel sangue; una volta in circolo, vengono identificate come sicure (perché, appunto, inserite nella capsula) e “mangiate” dalle cellule del sistema immunitario deputate alla rimozione delle particelle estranee, i macrofagi. In questo modo il sistema immunitario viene educato a non reagire e, nei contatti successivi con il glutine, non scatena la reazione infiammatoria tipica della celiachia. Nei test presentati dai ricercatori americani, un gruppo di celiaci è stato trattato per una settimana con capsule contenenti la proteina principale del glutine, la gliadina, e poi alimentati anche con glutine per 14 giorni. Alla fine è risultato che queste persone hanno avuto una reazione immunitaria inferiore del 90% rispetto a quella dei celiaci non trattati con questo sistema sperimentale.

La tecnica, chiamata CNP-10, è particolarmente interessante perché potrebbe essere utilizzato anche per curare altre malattie autoimmuni di cui si conosca la proteina scatenante: per esempio, nella sclerosi multipla, incapsulando la mielina, oppure nel diabete di tipo 1, focalizzandosi sull’insulina.

Altre sperimentazioni, naturalmente, saranno necessarie, ma questa tecnica ha comunque già ottenuto una procedura di valutazione accelerata da parte della Food and Drug Administration (FDA): l’ente che, negli Stati Uniti, controlla i farmaci.

Data ultimo aggiornamento 29 ottobre 2019
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco


Tags: celiachia, glutine



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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