EPATOLOGIA
L’FDA ha approvato il primo farmaco contro
la steatosi. E anche l’aspirinetta protegge
La Food and Drug Administration statunitense ha approvato, per ora in via provvisoria, il primo farmaco in assoluto contro la steatosi epatica non alcolica, nota come metabolic dysfunction-associated steatohepatitis o MASH, o anche noncirrhotic non-alcoholic steatohepatitis e quindi NASH.
Si tratta di una condizione sempre più diffusa, nella quale il grasso tende ad accumularsi nel fegato, provocando infiammazioni e lesioni che, nel tempo, possono portare a fibrosi e cirrosi e, in rari casi, alla necessità di trapianto e al decesso. La MASH è strettamente associata all’aumento di peso e all’obesità, ed è per questo che la sua incidenza continua a crescere: in tutto il mondo il peso medio tende ad aumentare.
Negli anni scorsi ci sono stati diversi tentativi di arrivare a una terapia fgarlacologica, ma nessuna molecola era mai giunta al traguardo, o per scarsa efficacia o per rischi eccessivi. Poi è arrivato il resmetirom, che aumenta la sensibilità del fegato agli ormoni tiroidei che, a loro volta, stimolano il metabolismo epatico. Per questo la sua approvazione è stata salutata con grande interesse, anche se bisognerà attendere tutti i dati, e l’approvazione definitiva.
Per ora, il via libera è giunto dopo che, per un anno, poco meno di mille persone con la steatosi sono state trattate con il farmaco, oppure con un placebo. I trattati hanno avuto una riduzione del 30% dell’accumulo di grasso, contro il 10% registrato dai controlli trattati con placebo, e un miglioramento del 26% della fibrosi, contro il 14% dei controlli. Gli effetti collaterali sono stati di lieve entità, e tutto questo ha portato al via libera accelerato. Se tutto andrà bene, ci vorrà comunque del tempo prima che il farmaco, messo a punto da una piccola azienda della Pennsylvania, la Madrigal Pharmaceuticals, arrivi nel resto del mondo. Ma la strada sembra segnata.
In attesa che il farmaco sia confermato e raggiunga tutti i paesi, uno studio appena pubblicato su JAMA dai ricercatori del Massachusetts General Hospital di Boston ha fatto emergere il possibile effetto di un basso dosaggio quotidiano di aspirina (acido acetilsalicilico). In esso, infatti, 60 adulti con MASH hanno assunto 81 milligrammi di aspirina o di placebo per sei mesi, e alla fine il contenuto di grasso del fegato dei primi era diminuto del 6,6%, quelli dei controlli era eumentato del 3,6%, e quindi laspirina aveva diminuito il grasso epatico circa del 10% rispetto al placebo, con un ottimo profilo di tollerabilità e scarsi effetti colaterali. Inoltre, grazie al suo effetto antinfiammatorio, aveva migliorato anche altri parametri che definiscono la slaute del fegato e indicano lo stato di fibrosi e infiammazione.
A.B.
Data ultimo aggiornamento 2 aprile 2024
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