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La terapia elettroconvulsivante è davvero efficace nella depressione a rischio suicidio

La terapia elettroconvulsivante o ECT, un tempo nota come elettroshock, oggi praticata in modi diversissimi rispetto a quelli del Novecento, è molto efficace nel ridurre i rischi di suicidio nelle persone con una depressione maggiore che non risponde ai farmaci. Lo hanno dimostrato gli psichiatri della University Psychiatric Clinics di Basilea, che hanno effettuato una metanalisi sull’ECT, sulla stimolazione magnetica transcranica o rTMS e su quella del nervo vago o VNS (queste ultime sono due tecniche sviluppate negli ultimi anni per lo stesso scopo).

Da un pool iniziale di oltre 1.350 studi clinici ne hanno scelti 26, 11 dei quali sull’ECT, che hanno coinvolto un totale di circa 17.800 pazienti trattati con appunto ECT e 25.300 con le terapie standard. I numeri, riportati su Neuroscience Applied, sono abbastanza impressionanti: nel gruppo dei trattati ci sono stati 208 decessi per suicidio, nell’altro 588. Anche i decessi per qualunque causa hanno seguito lo stesso andamento: 511 versus 1.325. La riduzione del rischio di suicidio e di morte è stata quindi, rispettivamente, del 34 e del 30%.

Per la rTMS i numeri non permettono di trarre conclusioni, ma sembra non ci siano effetti sul rischio suicidio e su quello di morte. Per la VNS, invece, pur non essendoci neppure in questo caso numeri sufficienti, si vede un calo addirittura del 60% del rischio generale di morte, ma è tutto da confermare.

Alcuni degli studi, conditti diversi anni fa, sono stati comunque di qualità non ottimale, e i dati sono da rinforzare anche se, secondo gli psichiatri svizzeri, l’effetto dell’ECT potrebbe essere anche superiore al 34%.

Ogni anno nel mondo 700.000 persone si tolgono la vita, e la tendenza è in aumento già da prima della pandemia (si stima sia aumentata del 20% tra il 2005 e il 2015), al punto che nella fascia di età 15-29 anni il suicidio è la quarta causa di morte. In un caso su due si tratta di persone con depressione maggiore che non risponde ai farmaci. Secondo l’Organizzazione Mondiale delal Sanità, nel mondo ci sono 300 milioni di persone con una depressione maggiore.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 25 giugno 2025
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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