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Il più temibile competitor dell’ozempic si trova nelle olive e nell’olio extravergine - L'Assedio Bianco

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Il più temibile competitor dell’ozempic
si trova nelle olive e nell’olio extravergine

Il competitor dei farmaci più popolari del momento, gli antidiabetici-antiobesità agonisti del recettore di GLP1 della famiglia dell’ozempic o semaglutide, potrebbe trovarsi nelle olive, ed essere assorbibile attraverso l’olio extravergine o, in futuro, ottenuto per estrazione dalle olive mature. Il suo nome è acido elenolico, e stando ai dati presentati al congresso Nutrition 2024, svoltosi a Chicago nei giorni scorsi, la sua azione è potente quanto quella degli agonisti del recettore di di GLP1, perché il meccanismo di azione è lo stesso. Come hanno riferito gli autori, ricercatori del Department of Human Nutrition, Foods and Exercise del Virginia Tech, l’acido elenolico, assunto per via orale (vantaggio non trascurabile rispetto all’ozempic e simili, tutti da somministrare sottocute), nei modelli animali obesi è stato in grado di migliorare il metabolismo dell’insulina dopo pochissimi giorni, con un’efficacia simile a quella del primo degli agonisti di GLP1, il liraglutide, e migliore di quella di un altro antidiabetico classico, la metformina. Dopo 3-4 settimane, ha assicurato una perdita di peso del 10,7%, paragonabile, quindi, a quella che si ottiene con alcuni degli agonisti dei recettori di GLP1. L’effetto di questo composto è quello di innalzare il rilascio appunto di GLP1 e dell’ormone suo simile PYY, che diminuiscono l’appetito, oltre ad agire sull’insulina, e far diminuire un altro ormone chiamato peptide agouti-related, che fa aumentare la fame.

L’acido elenolico si trova nell’olio extravergine in quantità minime, e non è quindi pensabile ottenerne concentrazioni adeguate con la sola dieta. Tuttavia il suo precursore, chiamato oleuropeina, si trova anche nelle olive mature in concentrazioni più elevate. Le olive potrebbero quindi essere utilizzate per ottenere formulazioni orali pure a costi contenuti. Gli studi proseguono, ma se i dati nell’uomo dovessero confermare quanto visto nei modelli animali, l’ozempic e simili potrebbero avere presto un avversario molto temibile.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 8 luglio 2024
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco


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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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