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I parenti dei celiaci hanno
più disturbi autoimmuni

di Agnese Codignola

Per motivi che restano ancora da chiarire, l’incidenza di malattie autoimmuni è più elevata fra i parenti di primo grado e i coniugi delle persone con celiachia, rispetto al resto della popolazione. Sono queste le conclusioni a cui è arrivato un gruppo internazionale di ricercatori guidato da Louise Emilsson, esperta dell’Università di Oslo (Norvegia), al termine di uno studio ora pubblicato sulla rivista Clinical Gastroenterology and Hepatology.

Prima di questa ricerca era noto che i parenti di primo grado dei pazienti con celiachia corrono un maggior rischio di sviluppare questa stessa malattia, ma non si sapeva nulla circa il rischio di comparsa di altre malattie di origine autoimmune. Gli autori di questo studio hanno voluto analizzare proprio questo aspetto, valutando la presenza di lupus eritematoso sistemico, morbo di Crohn, diabete di tipo 1, ipotiroidismo, ipertiroidismo, psoriasi, artrite reumatoide e sarcoidosi in una popolazione di oltre 84.000 parenti di primo grado di celiaci, tra i quali genitori, fratelli, figli e coniugi. L’incidenza di queste patologie è stata confrontata con quella rilevabile in una popolazione di controllo formata da oltre 430 mila persone. In tutti i casi gli autori avevano a disposizione dati raccolti nell’arco di ben 10 anni. E’ stato così scoperto che l’incidenza di malattie autoimmuni fra i parenti di primo grado e i coniugi di chi convive con la celiachia si attesta attorno al 4,3%, percentuale maggiore rispetto al 3% rilevato nella popolazione di controllo. Le malattie più diffuse sono risultate essere il lupus, il diabete di tipo 1 e la sarcoidosi.

Le spiegazioni del fenomeno potrebbero essere più d’una: oltre ai fattori genetici - che, però, non possono essere chiamati in causa nel caso dei coniugi, che non essendo consanguinei non presentano necessariamente geni in comune - sembra probabile che all’interno dei membri di una famiglia, anche quando la parentela è acquisita mediante matrimonio, si possano condividere variazioni nella microflora intestinale che potrebbero influenzare la comparsa di questo tipo di patologie. Resta però da verificare anche la possibilità che laddove c’è già un caso di celiachia in famiglia i controlli medici siano più frequenti e facciano emergere casi che altrimenti sarebbero trascurati. Per questo gli studi proseguiranno per avere conferma del fenomeno e per capire se potrebbe avere delle ripercussioni in termini di prevenzione delle patologie autoimmuni in individui a rischio.

Data ultimo aggiornamento 6 luglio 2015
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco


Tags: celiachia, diabete di tipo 1, lupus, malattie autoimmuni, sarcoidosi



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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