SVIZZERA
e-Cartella obbligatoria
negli ospedali entro il 2020

di Maria Santoro
La salute in un click. Entro il 2020 tutti i Cantoni della Svizzera dovranno adeguarsi all’utilizzo della cartella informatizzata del paziente (CIP). Si tratta di un documento elettronico all’interno del quale confluiranno tutte le informazioni sanitarie personali gestite completamente dal cittadino. Sono però ancora molte le resistenze culturali e i timori collettivi legati alla circolazione dei dati e alle possibili violazioni della privacy messe a segno dai pirati della rete.
L’informatica e le nuove tecnologie costituiscono oggi un elemento di considerevole importanza per le cure medicali e permeano il percorso del paziente dal primo soccorso alla diagnosi sino all’intervento chirurgico, alla degenza e assistenza domiciliare. L’utilizzo intensivo della rete, la possibilità di una rapida condivisione dei dati, l’interazione sempre più consapevole tra pazienti e fornitori di servizi sanitari, l’empowerment del cittadino costituiscono le sfide dell’e-health del futuro.
Il termine e-health significa “sanità elettronica”, utilizzato per la prima volta alla fine degli anni ’90 per indicare tutto ciò che riguarda i computer e la medicina in linea con altre e-words (e-commerce, e-business). L’idea di rivoluzione digitale dell’organizzazione e accesso alle cure si è diffusa invece dal 1999 grazie ad uno studio commissionato dal governo australiano e presentato a Londra da John Mitchell. Per la sua natura complessa e multidisciplinare, l’universo delle potenziali applicazioni dell’e-health è in continua evoluzione.
Sanità e digitale si incontrano finalmente in Svizzera grazie alla legge emanata dalla Confederazione (LCIP) il 19 giugno 2015. Tale disposizione obbliga il settore ospedaliero acuto e le case per anziani dei 26 Cantoni a disporre della cartella clinica digitale CIP rispettivamente entro il 2020 e 2022. La deadline si avvicina, per questa ragione la “settimana d’azione” promossa dalla Fondazione Sicurezza Pazienti Svizzera è quest’anno dedicata al tema dell’innovazione digitale.
La Cartella informatizzata, che potremmo chiamare “passaporto sanitario”, è una raccolta digitale di documenti personali rilevanti, e secondo la legge ha lo scopo di “migliorare la qualità delle cure mediche e i processi di cura, accrescere la sicurezza dei pazienti, aumentare l’efficienza del sistema e promuovere l’alfabetizzazione sanitaria”.
Un convegno organizzato giovedì 20 settembre dal Cardiocentro Ticino e dall’Ente Ospedaliero Cantonale al Lux di Massagno (coordinato da Marco Boneff, responsabile del servizio qualità del Cardiocentro, e moderato da Giovanni Pellegri) ha provato a spiegare il complesso "cammino" verso la completa informatizzazione, pilotato dall’Ufficio Federale della Sanità pubblico. attraverso il centro di competenza E-Health-Suisse.
IL CAMBIAMENTO - Con 26 cantoni, ciascuno titolare di un sistema sanitario e sistema legale, per la Svizzera armonizzare i dati informatici è stato un ragguardevole impegno, frutto della sinergica collaborazione di molteplici interlocutori o stakeholder della sanità. Non tutti i Cantoni possiedono lo stesso livello di tecnologia. Alcuni. come il Canton Ginevra, sono molto all’avanguardia (hanno già il voto elettronico) e nel 2000 disponevano di un progetto pilota sul tema. «Proprio da questi progetti l’Ufficio Federale ha imparato e individuato dei principi ispiratori che poi sono diventati gli standard del piano nazionale – afferma Marco Boneff. – Nel 2020 i pazienti avranno a disposizione lo strumento CIP (cartella informatizzata paziente), il primo imprescindibile tassello di un percorso che offre moltissimi vantaggi al cittadino». Non soltanto, la CIP promette inoltre un notevole risparmio esteso all’intero sistema sanitario, poiché la condivisione delle informazioni favorisce la comunicazione tra professionisti ed evita al paziente, ad esempio, di ripetere inutilmente esami e trattamenti.
A livello istituzionale e regionale il funzionamento della CIP è assegnato alla rete svizzera E-Health Suisse e alle “comunità di riferimento”, che sono le associazioni al cui interno vengono convogliati tutti i fornitori di prestazioni.
OBIETTIVI - La CIP costituisce un vero e proprio cambiamento culturale. Mentre prima i dati erano collezionati dai vari istituti, in cartelle cartacee e database che spesso il paziente non chiedeva per la paura di deteriorare la relazione fiduciaria paziente-medico, ora si offre al cittadino la possibilità di essere più consapevole e intervenire nel processo di cura: «Con una minima alfabetizzazione informatica, per la quale sarà necessario un periodo di apprendimento – continua Boneff – il paziente avrà nelle sue mani un mezzo efficace che lo riposiziona al centro del sistema sanitario e gli conferisce potere decisionale sulla gestione delle informazioni, in totale sicurezza».
VANTAGGI - Sono numerosi: tra questi, l’opportunità per i medici, con il consenso del paziente, di ottenere informazioni più precise (terapia farmacologica) e dunque di formulare diagnosi più accurate. Inoltre, grazie alla standardizzazione dei dati sanitari di strutture diverse, si eviteranno i problemi di condivisione delle informazioni tra diversi curanti: «Se cambi medico, lui ascolta quello che tu racconti, ma c’è la possibilità che dimentichi qualcosa o che sia impreciso il tuo resoconto – sottolinea Boneff. - In questo caso sarà la cartella a parlare e a consegnare al medico le informazioni corrette».
SICUREZZA - Grazie all’introduzione della CIP, la gestione delle informazioni sanitarie sarà a pieno titolo nelle mani del paziente, che potrà consultare la sua cartella a piacimento e determinare in ogni momento a quali documenti i propri curanti potranno accedere, rifiutando l’accesso ai medici di cui non si fida. Esistono tre livelli di sicurezza della cartella, ovvero: informazioni pubbliche, informazioni private che il paziente decide di condividere soltanto con alcuni medici e quelle private che nessuno, eccetto lui, può leggere. «Il paziente può revocare l’accesso ai medici in qualunque momento, oppure affidare la completa gestione al medico di famiglia – spiega Boneff. – Ogni accesso, comunque, è registrato, e l’utente riceve un sms o e-mail di notifica». Per emergenze, invece, nel caso di un paziente incosciente che non possa dare il suo esplicito consenso all’accesso, il sistema contempla l’"over ride" (lo "scavalcamento") della cartella, opportunamente segnalato alla ripresa di coscienza del paziente. Attraverso la CIP si possono registrare anche dati accessori: ad esempio, quelli di applicazioni per smartphone certificate, che permettono di rilevare allenamenti fisici, cardiofrequenza e molto altro.
PROMOZIONE - La CIP non è obbligatoria per i pazienti, mentre gli ospedali dovranno forzatamente adottarla entro il 2020 (mentre le case di cura per anziani avranno tempo, come dicevamp, fino al 2022). Per tutti gli altri professionisti della salute la partecipazione resta facoltativa, ma non si esclude che la legge possa estendere, in futuro, l’obbligo ai medici di famiglia. «Il timore è che ancora non sia attrattiva, perciò più attori parteciperanno più riusciremo velocemente a fugare dubbi e resistenze all’utilizzo dello strumento – conclude Boneff. – La condivisione dei dati è blindata da sistemi di sicurezza che tutelano innanzitutto il paziente, e la CIP garantisce che i documenti non si perdano, poiché tutte le informazioni sono registrate in remoto, accessibili ovunque e memorizzate con i più alti standard di sicurezza».’
Data ultimo aggiornamento 21 settembre 2018
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