COVID
E adesso comincia la caccia
alla proteina N del coronavirus

Nel coronavirus SARS-CoV-2, responsabile della malattia Covid-19, la proteina Spike (o S), contro cui sono diretti tutti i vaccini fin qui approvati e la maggior parte di quelli allo studio, non è l’unica su cui si focalizza l’attenzione dei biologi e dei genetisti, anzi (la proteina Spike, lo ricordiamo, è il “grimaldello” che il virus utilizza per agganciarsi alle cellule del nostro organismo ed entrare al loro interno). Il codice genetico del virus “produce”, infattii, almeno una trentina di altre proteine, alcune delle quali dal ruolo sconosciuto. Tra tutte, una appare di particolare interesse per i ricercatori: quella chiamata N, da nucleocapside, cioè l’involucro che racchiude il virus e che mantiene al suo interno le “istruzioni” (l’RNA) indispensabile per la replicazione. La proteina N è infatti molto più stabile di S, e potrebbe quindi costituire un bersaglio per farmaci e vaccini di nuova generazione, meno suscettibili alle mutazioni del virus.
Un passo in avanti, dal punto di vista della sua conoscenza, arriva da uno studio pubblicato sul Biophysical Journal, nell’ambito del quale i ricercatori dell’Università dell’Oregon (Stati Uniti) hanno fatto luce sul suo comportamento e ruolo: uno studio che si è rivelato molto difficile da portare a termine, perché sia i frammenti di RNA che la stessa proteina N si degradano molto velocemente, rendendo le ricerche assai complicate. Applicando diverse tecnologie, i ricercatori sono comunque riusciti a capire che la N è presente sempre in unità doppie (chiamate dimeri), e che si lega a frammenti specifici dell’RNA. In pratica la proteina N è, per così dire, il principale partner dell’RNA virale: si lega al codice genetico del virus e lo protegge. «L’RNA virale è piuttosto grande e richiede molte copie della proteina N per dare al virus la forma sferica necessaria al virus stesso per fare più copie di sé - spiega Elisar Barbar, docente di biofisica e biochimica all’Università dell’Oregon e coautrice dello studio. - Il nostro studio ci ha aiutato a quantificare quante copie di N sono necessarie, e quanto sono vicine l’una all’altra quando si attaccano all’RNA».
I ricercatori hanno verificato che la proteina N è elastica, e pronta a cambiare conformazione quando, per il virus, è il momento di replicarsi. Per questo si pensa che, ad esempio, farmaci che blocchino il legame con l’RNA o che impediscano la flessibilità di N potrebbero essere molto efficaci.
Ma i compiti della proteina N sono anche altri: quando il virus SARS-CoV-2 inizia la fase di duplicazione ed è il momento di assemblare nuovi virus identici a quello di partenza, la N interagisce con la parte interna della proteina Spike, si lega a un’altra proteina strutturale chiamata M e si lega a enzimi chiamati proteasi: tutti possibili target per farmaci e vaccini. Gli studi proseguono.
---
Nella foto (© Oregon State University), una ricostruzione al computer della proteina N
A.C.
Data ultimo aggiornamento 28 aprile 2021
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco
Tags: coronavirus, Covid-19