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Cuscini e coprimaterasso limitano l’esposizione agli acari, ma non i sintomi

Secondo una ricerca americana, questi rimedi riducono in modo significativo la quantità di insetti con cui una persona entra in contatto, ma non hanno alcun effetto su difficoltà respiratorie, asma e rinite

di Agnese Codignola

A chi è allergico agli acari vengono spesso consigliati cuscini e coprimaterasso per limitare al massimo l’esposizione a questi animaletti. Ma stando a un’analisi appena pubblicata sugli Annals of Allergy, Asthma and Immunology dai ricercatori dell’Università di New Orleans (Stati Uniti), tali rimedi servono a ben poco. Verificando i dati pubblicati negli ultimi anni, gli autori si sono infatti accorti che, anche se i coprimaterasso abbassano la quantità di acari a diretto contatto con la persona del 20%, quindi in misura significativa, ciò non ha alcun effetto sui sintomi dell’allergia, quali la difficoltà a respirare, la rinite allergica e l’asma.

Questo potrebbe dipendere dal fatto che restano comunque troppi acari nell’ambiente, oppure da altri motivi non ancora chiariti, ma il risultato è che il consiglio dato a tutti coloro che soffrono di questo tipo di allergia potrebbe non avere fondamento. I ricercatori chiedono dunque di rivedere tale indicazione, anche perché un coprimaterasso antiacaro può costare molto, attorno ai 100 euro. Questo non vuol dire che la prevenzione del contatto con l’allergene debba essere trascurata: è comunque una parte importante del trattamento globale, insieme alla terapia dei sintomi e, quando possibile, alla vaccinazione o alla desensibilizzazione.

Data ultimo aggiornamento 15 novembre 2014
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco


Tags: allergia, asma, rinite allergica



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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