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Cina: divieto di mangiare i cani
Da Shenzhen via al nuovo corso

di Agnese Codignola

La città di Shenzhen, in Cina, ha deciso: dal primo maggio sarà vietato mangiare carne di cani, gatti e altri animali da compagnia, una pratica finora tollerata, quando non autorizzata. Continua così il cambiamento di orientamento delle autorità cinesi che, sollecitate da molte associazioni ambientaliste nazionali e internazionali, hanno già vietato il consumo di molti animali selvatici e hanno chiuso temporaneamente i wet market, considerati un pericoloso veicolo di diffusione del coronavirus e di altre malattie (i wet market, letteralmente “mercati umidi”, sono i mercati di animali vivi, che vengono macellati davanti ai clienti, per dimostrare la loro “freschezza”). Ora, secondo quanto riferisce l’agenzia Reuters citando il Ministero cinese dell’Agricoltura, le autorità di Shenzhen (le cui decisioni non hanno valenza nazionale, ma sono comunque di stimolo e di esempio) sembrano decise a introdurre alcuni provvedimenti ulteriori, destinati a cambiare la cultura stessa del Paese. Shenzhen, lo ricordiamo, è una città di 13 milioni di abitanti, di fronte a Hong Kong. 

I cani e i gatti finora non erano considerati animali d’affezione, ma bestiame, e questo ha permesso di farne una fonte di cibo. Secondo l’associazione Humane Society International, che da anni si batte per cambiare le cose, ogni anno vengono uccisi in Cina circa 10 milioni di cani e 4 milioni di gatti. È pur vero che soprattutto i cinesi più giovani si stanno allontanando da una pratica che considerano ormai retaggio del passato. Sempre secondo Humane Society, meno del 20% dei cinesi mangia – e solo saltuariamente – carne di cane. Inoltre, un sondaggio compiuto nel 2017 nella città famosa per la fiera della carne di cane, Yulin, ha mostrato che neppure lì il cane era considerato più una prelibatezza: circa il 72% degli intervistati non ne mangiava regolarmente. A livello nazionale, poi, un altro sondaggio, effettuato dalla società specializzata cinese Horizon, su incarico di China Animal Welfare insieme con Humane Society e Avaaz, ha mostrato che il 64% dei cinesi voleva che la fiera di Yulin fosse definitivamente chiusa, mentre il 57% chiedeva che venisse introdotto un divieto definitivo per il consumo di carne di cane. I tempi erano quindi probabilmente maturi, e l’emergenza Covid-19 ha accelerato un processo in atto.

La bozza della nuova legge nazionale, presentata il primo febbraio e aperta ai commenti del pubblico, ha ridisegnato le liste degli animali commestibili e di quelli usati per altri scopi, oppure protetti. Tra gli animali che non potranno più essere allevati, venduti e consumati ci sono anche diversi tipi di rettili e tutti gli animali selvatici, mentre resta legale il commercio e il consumo di volatili, maiali, pecore, pollame, conigli e di molti pesci, quando non inclusi in altre liste di protezione o di divieto. Ai trasgressori saranno comminate multe salate.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), mangiare carne di cane - al di là degli aspetti etici - è pericoloso e fa aumentare il rischio di diffusione della rabbia e del colera.

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Nella foto dell’agenzia iStock, macabra esposizione in una bancarella che propone noodles e zuppe a base di carne di cane

Data ultimo aggiornamento 1 maggio 2020
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco


Vedi anche: • Appello degli ambientalisti: Stop ai mercati con animali vivi


Tags: coronavirus, Covid-19



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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