MUSICOTERAPIA
L’ascolto di una melodia gradita scatena
un potente rilascio di oppioidi endogeni

La musica sortisce effetti non dissimili da quelli di una sostanza d’abuso, nel cervello. Per questo rimane così a lungo nella memoria, e può suscitare sensazioni così intense. Lo ha dimostrato uno studio condotto dai ricercatori dell’università di Tartu, in Finlandia, i cui risultati sono appena stati resi noti sullo European Journal of Nuclear Medicine and Molecular Imaging. I ricercatori hanno infatti sottoposto una quindicina di giovani donne di età media di 26 anni a una serie di PET e di risonanze magnetiche funzionali mentre costoro ascoltavano una musica scelta da loro stesse, in modo che fosse gradita. Il risultato della PET, condotta con mezzi di contrasto capaci di evidenziare l’attivazione del sistema degli oppioidi endogeni, con relativo rilascio, ha mostrato che, appunto, durante l’ascolto c’è un significativo aumento degli oppioidi endogeni. Parallelamente, anche la risonanza magnetica funzionale ha mostrato l’attivazione delle aree più coinvolte nel sistema delle sensazioni di piacere, e ha evidenziato un rapporto lineare con gli oppioidi rilasciati: più elevata è la concentrazione di questi ultimi, più forte è attivazione delle zone cerebrali associate a questo tipo di sentimenti, più profondo è il coinvolgimento di chi ascolta.
Secondo gli autori, l’attivazione diretta del sistema degli oppioidi potrebbe anche spiegare gli effetti antidolorifici e antidepressivi della musica, e dare ulteriore impulso alla musicoterapia.
Data ultimo aggiornamento 25 aprile 2025
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