PALEOGENETICA
Sono 37.000 anni che l’uomo convive con centinaia di microrganismi patogeni

L’uomo convive con i patogeni da migliaia di anni, e le infezioni hanno avuto un picco in coincidenza con la domesticazione degli animali: questo era noto. Ciò che non si conosceva, però, è la quantità di virus, batteri funghi e altri microrganismi che hanno infettato l’umanità nei primi millenni della specie. Ma ora c’è un numero: almeno 241. Il quadro è infatti molto più chiaro, grazie a uno studio condotto dai ricercatori delle Università di Cambridge e Copenaghen, e pubblicato su Nature. In esso gli autori hanno sequenziato i resti (per lo più ossa e denti) di 1.300 individui preistorici di varie epoche e di diversa provenienza, i più antichi dei quali risalenti a 37.000 anni fa. E i risultati hanno permesso di tracciare una mappa spaziotemporale dei patogeni che hanno imperversato per l’Eurasia. Molti di essi sono presenti ancora oggi e per altri come la peste (Yersinia pestis) è stata rinvenuta la più antica traccia mai descritta (5.500 anni fa). E’ emersa, inoltre, una vera e propria esplosione di infezioni di vario tipo circa 5-6.000 anni fa, cioè quando l’uomo ha iniziato ad addomesticare gli animali e, quindi, a vivere a contatto sempre più stretto con essi. In quel momento ci sono stati probabilmente molti salti di specie (spillover), con mutazioni genetiche che hanno permesso l’adattamento di specie tipicamente animali all’uomo. Per tale motivo, le conoscenze acquisite potrebbero essere assai utili anche oggi, per capire meglio gli spillover e individuare geni e mutazioni importanti per sviluppare nuovi vaccini e farmaci.
A.B.
Data ultimo aggiornamento 21 agosto 2025
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