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Le microplastiche arrivano nei testicoli,
degli uomini e dei cani. E fertilità crolla

Le microplastiche si accumulano anche nei testicoli, oltreché, come dimostrato nei mesi scorsi, nella placenta, e questo potrebbe spiegare, almeno in parte, il calo di fertilità maschile visibile in tutto il mondo, le cui cause sono note solo in parte. E lo fanno sia negli esseri umani che nei cani, animali che hanno una spermatogenesi molto simile a quella dell’uomo, a loro volta interessati da un generale calo della fertilità di origine sconosciuta, e che con l’uomo condividono ambienti e stili di vita.

Lo studio che ha identificato le microplastiche (particelle di plastica con un diametro dell’ordine di micrometri, millesimi di millimetri) nei testicoli è stato pubblicato su Toxicological Sciences dai ricercatori dell’Università del New Mexico, che hanno analizzato tessuti (donati per la ricerca) provenienti da 23 autopsie e da 47 interventi di castrazione di cani (forniti dai veterinari dopo esplicita autorizzazione dei proprietari).

Il risultato è stato molto preoccupante, perché se nei cani la concentrazione trovata è stata di 122,63 microgrammi di microplastiche per grammo di tessuto, negli esseri umani è stata quasi tre volte tanto: 328,44 microgrammi/grammo.

I due polimeri più rappresentati sono stati il PE (polietilene, con il quale si realizzano, per esempio, le bottiglie) e il PVC (polivinilcloruro), anch’esso diffusissimo.

Gli autori hanno poi condotto un’analisi sulla spermatogenesi dei cani di cui era stato analizzato il tessuto, trovando una relazione quantitativa con il PVC: più la sua concentrazione era alta, più la conta spermatica era bassa. Per gli uomini, essendo tessuti autoptici, non è stato possibile approfondire questo aspetto, ma i dati ottenuti forniscono le basi per condurre ulteriori ricerche su persone ancora in vita e per anche capire in che modo le microplastiche possano danneggiare la formazione di sperma. Tra l’altro, l’età media delle persone che avevano donato i tessuti era di 35 anni, e si presume quindi che l’accumulo sia iniziato molti anni prima. Ma si pensa anche che la situazione possa essere peggiore per chi è giovane oggi, dal momento che la produzione di plastiche, negli ultimi anni, è sempre aumentata. Il consiglio, nel frattempo, è abituarsi a cercare di ridurre il contatto con le plastiche, contribuendo anche ad abbassare la domanda e, quindi, la produzione e la dispersione nell’ambiente.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 23 maggio 2024
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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