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Chi soffre di fibromialgia corre più rischi di morire per infezioni, ma meno per tumori - L'Assedio Bianco

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Chi soffre di fibromialgia corre più rischi
di morire per infezioni, ma meno per tumori

La fibromialgia, condizione misteriosa, di cui non si conoscono le cause e per la quale non ci sono terapie specifiche, che comporta una grave sintomatologia dolorosa e che compromette seriamente la qualità di vita, sembra essere associata - secondo lo studio di due ricercatori israeliani, Yulia Treister Goltzman e Roni Peleg - a un aumento del rischio di morte provocata da diverse cause. È, questa, una delle prime metanalisi (cioè un’analisi comparativa e statistica degli studi già usciti sull’argomento) mai effettuate sul tema, che ha preso in esame le ricerche condotte dal 1999 al 2020, selezionandone otto da un campione iniziale di oltre 500, per un totale di oltre 188.500 pazienti coinvolti.

Come i ricercatori hanno illustrato sulla rivista scientifica RMD Open, l’aumento generale del rischio di morte appare significativo, del 27%, nelle persone colpite dalla fibromialgia rispetto alla media (valore che non si ritrova in coloro che avevano ricevuto la diagnosi prima del 1990, ma da allora i criteri diagnostici sono molto cambiati). Se si analizzano le possibili cause specifiche, si vede un incremento rilevante soprattutto delle morti per infezioni: i decessi per polmoniti, setticemia e altre gravi patologie infettive, appunto, segnano un +44% rispetto alla norma, che si spiega con la probabile origine autoimmune (non ancora dimostrata definitivamente) della malattia. Lieve, invece, l’aumento (+5%) dei decessi attribuiti a un incidente stradale o di altro tipo, probabilmente dovuti al fatto che chi ha la fibromialgia soffre di affaticamento cronico (fatigue), a volte confusione mentale (brain fog) e quasi sempre di perdita di sonno di qualità, ed è quindi più a rischio. 

C’è poi il tema, delicatissimo, dei suicidi, che appaiono molto più alti (il triplo) fra le persone con la fibromialgia rispetto alla media. Questa drammatica circostanza può essere spiegata con il dolore cronico, la frustrazione derivante dall’assenza di cure e, non da ultimo, lo stigma e l’incredulità di non pochi medici, che ancora oggi tendono a sottovalutare una patologia ufficialmente riconosciuta e codificata ormai da anni.

La buona notizia, invece, è che i decessi per tumore risultano diminuiti del 12%, tra i malati di fibromialgia, rispetto alla media.

La raccomandazione degli autori è chiara: è indispensabile affrontare seriamente la fibromialgia, procedendo a una diagnosi accurata e seguendo poi i pazienti con estrema vicinanza e attenzione, sia dal punto di vista medico che psicologico.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 18 luglio 2023
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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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