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La zanzara Aedes aegypti veicola i virus
senza ammalarsi: un’abilità da sfruttare

Le infezioni virali trasmesse dalla zanzara Aedes aegypti sono in aumento in tutto il mondo, senza che vi siano farmaci efficaci, con vaccinazioni disponibili solo per due di esse, la febbre gialla e la dengue, e con una resistenza ai pesticidi in continuo aumento. Ma quelle zanzare trasmettono anche i virus Zika, Chikungunya e Mayaro, tra gli altri, cioè molti virus della famiglia degli arbovirus, virus che le infettano per contatto con gli artropodi del terreno (vermi e altri invertebrati presenti nel terreno), causando indirettamente migliaia di decessi e milioni di infezioni ogni anno, e per questo c’è grande preoccupazione. Il dato sorprendente, però, è un altro, e cioè il fatto che queste zanzare, pur ospitando talvolta cariche virali molto elevate, e più specie di arbovirus contemporaneamente, non si ammalano, e restano infette anche per tutta la vita, trasmettendo i virus a tutti gli organismi con cui a loro volta entrano in contatto. Come mai? Su questo ci si interroga da anni, e ora finalmente una risposta giunge dai virologi del Bloomberg School’s Department of Molecular Microbiology and Immunology, che hanno focalizzato la loro attenzione su una proteina specifica, chiama Argonauta 2 o Ago2.

Ago2 riesce a proteggere le zanzare dall’infezione attraverso un meccanismo genetico, che sfrutta piccole sequenze inibitorie di RNA chiamate siRNA (da silencing) per distruggere altri RNA, quelli dei virus, e tenere così l’insetto al sicuro. Come riferito su Nature, una volta scoperto questo meccanismo, il passo successivo è stato il tentativo di sfruttarle contro la stessa zanzara e,  in effetti, zanzare modificate con la tecnica del CRISPR-Cas9 per non esprimere più l’argonauta 2 non riescono a proteggersi, si ammalano, e muoiono molto velocemente, nel gito di pochi giorni dall’infezione.Ago2 potrebbe quindi rivelarsi un tallone d’achille assai efficace, perché consentirebbe di ridurre le popolazioni di zanzare e  quelle di arbovirus.

Già si pensa a strategie basate sulla liberazione, nelle zone a maggiore concentrazione di zanzare, di zanzare geneticamente modificate per ammalarsi, morire ed evitare di diffondere i virus. Gli studi proseguono.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 4 ottobre 2023
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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