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Per i neonati l’antidolorifico più efficace
non è un farmaco, ma una ninna nanna

Il cosiddetto effetto Mozart, secondo il quale la musica aiuterebbe i feti e i bambini molto piccoli a tranquillizzarsi, è reale, e può essere sfruttato quando si devono eseguire azioni mediche possono comportare piccoli dolori come l’esecuzione di test e prelievi perinatali di controllo.

Lo conferma uno studio pubblicato sulla rivista del gruppo Nature Pediatric Research, nel quale i pediatri del Lincoln Medical & Mental Health Center di New York hanno selezionato cento neonati di due giorni e hanno verificato se ascoltare o meno musica, e in particolare Mozart, avesse o meno un effetto calmante sul dolore arrecato da un piccolo prelievo di routine effettuato per verificare la presenza o meno di malattie quali l’ittero neonatale e la fenilchetonuria. Ai neonati, tutti nati attorno a 39 settimane, è stata somministrata, due minuti prima del prelievo, una soluzione di mezzo millilitro di zucchero, per tranquillizzarli. Ma metà di loro erano stati messi in un ambiente in cui era diffusa una ninna nanna di Mozart già 20 minuti prima, e sono stati tenuti con quel sottofondo per tutto il tempo della procedura, che in genere dura poco più di un minuto (113 secondi in media), e nei cinque minuti successivi. Agli altri bambini, al contrario, non è stato fatto ascoltare alcun sottofondo musicale. I pediatri hanno poi verificato il dolore, che si può quantificare - in una scala che va da zero a sette - attraverso misurazioni delle smorfie facciali, dei movimenti, del livello di allerta e di altri parametri. Hanno così visto che, se prima del prelievo tutti i bambini avevano un punteggio pari a zero, durante la procedura quelli che erano stati tranquillizzati con Mozart avevano sofferto di meno. In particolare, il loro punteggio è stato pari a 4 durante il prelievo, per poi scendere a zero sia uno che due minuti dopo, mentre tra i neonati di controllo è stato, rispettivamente di 7, 5,5 e 2. Tre minuti dopo, invece, tutti i neonati erano tornati a zero.

Eseguire atti medici su neonati molto piccoli facendo provare loro meno dolore possibile è quindi facile e non costa quasi nulla: basta far ascoltare loro una musica tranquillizzante. 

A.B.
Data ultimo aggiornamento 12 settembre 2023
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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