DERMATOLOGIA
La vitiligine è associata a una diminuzione del rischio di morte per qualunque causa
Chi soffre di vitiligine, la condizione autoimmune che provoca depigmentazione della cute, ha un rischio di morte più basso rispetto a chi, a parità di situazione (età, sesso, peso e così via) non ne soffre.
L’insolita associazione è emersa in uno studio condotto dagli oncologi e dermatologi del St. Vincent’s Hospital, della Catholic University of Korea, che sono partiti da una constatazione: i pazienti oncologici trattati con immunoterapici, spesso sviluppano una sindrome simile alla vitiligine. Da questo dato è nata la domanda: la vitiligine potrebbe avere un effetto protettivo nei confronti del cancro e magari non solo? Per rispondere, gli autori hanno analizzato i dati di un ampio campione di popolazione, composto da oltre 107.000 persone con vitiligine e oltre 537.000 controlli. Come illustrato sul Journal of Investigative Dermatology, la mortalità provocata da cause quali tumori, malattie infettive, renali, cardiovascolari, neurologiche, endocrine e respiratorie è risultata essere più bassa del 25% in chi ha la vitiligine. I tassi di mortalità sono infatti pari a 34,8 and 45,3 ogni 10.000 persone all’anno, rispettivamente. Se ciò dipenda da qualche meccanismo della vitiligine, probabilmente di tipo immunitario, oppure dalle terapie cui i pazienti si sottopongono, come quella basata sulla luce, non è ancora chiaro, e sarà oggetto di ulteriori indagini. Nel frattempo, chi sviluppa una vitiligine primaria oppure come conseguenza di una terapia, e cioè una quota di persone compresa tra lo 0,5 e il 2% della popolazione, può essere tranquillizzato da questo inatteso effetto positivo.
A.B.
Data ultimo aggiornamento 21 settembre 2023
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