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Il dolcificante eritrolo può far aumentare molto il rischio di malattie cardiovascolari

L’eritrolo, zucchero naturalmente presente nella frutta, prodotto, sia pure in minime quantità, dall’organismo umano, e utilizzato come dolcificante, potrebbe aumentare il rischio di sviluppare una malattia cardio- o cerebrovascolare. Un aumento di concentrazione come quello che si verifica normalmente quando, per esempio, si mangia un dolce o si beve una lattina di una bevanda dolcificati con esso, provoca infatti un incremento molto significativo del numero e della mobilità delle piastrine e, di conseguenza, fa aumentare il rischio che si formino trombi.

Lo stesso gruppo di ricercatori - cardiologi della Cleveland Clinic - lo aveva  già dimostrato su oltre 4.000 persone a rischio (e illustrato in uno studio pubblicato su Nature Medicine), ma ora lo hanno confermato in un campione di soggetti sani. Come riportato su Arteriosclerosis Thrombosis and Vascular Biology, infatti, somministrando una quantità di eritrolo simile a quella che si assume bevendo una lattina di un drink, e cioè 30 grammi, si vede un aumento della sua concentrazione nel sangue di oltre mille volte, cui corrisponde un incremento del numero di piastrine e un aumento della loro tendenza a dare aggregati. Il glucosio, somministrato per controllo ad altrettanti volontari, non dà alcun effetto di questo tipo.

Qualcosa di molto simile è stato dimostrato, sempre da questi ricercatori e cardiologi, anche per un altro zucchero simile, lo xilitolo. E, dato dopo dato, cresce il timore che queste sostanze, che appartengono alla classe dei cosiddetti GRAS o, appunto, composti generalmente ritenuti sicuri (non studiati nel dettaglio, ma in uso da molto tempo e quindi ritenuti innocui) non lo siano poi così tanto, e non in tutte le condizioni.

Secondo gli autori, sarebbe necessario valutare meglio i loro effetti, soprattutto in chi ne fa un uso continuativo e prolungato o è a rischio. Nel frattempo, secondo loro, come secondo molti altri esperti, è meglio evitare i dolcificanti e, piuttosto, concedersi saltuariamente un dolce o un drink zuccherati. Anche l’OMS, del resto, sconsiglia apertamente quasi tutti i dolcificanti oggi più utilizzati.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 9 settembre 2024
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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