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Vaccino anti-herpes, passi avanti grazie a una proteina mutata

I virologi dello Howard Hughes Medical Institute di Caevy Chase, Maryland (Stati Uniti) hanno compiuto un significativo passo avanti nella ricerca di un vaccino contro i virus dell’herpes più diffusi, l’1 e il 2, che provocano, rispettivamente, l’herpes labiale e quello genitale.

Come riferito su eLife, per giungere a un risultato rincorso da anni (questi virus colpiscono non meno di 500 milioni di persone in tutto il mondo e l’infezione, una volta entrata nell’organismo, resta latente anche per decenni nel sistema nervoso, per poi riattivarsi), gli autori hanno puntato tutto sulla glicoproteina D, che permette alle particelle virali di entrare nelle cellule dell’ospite. In particolare, i ricercatori hanno modificato il codice genetico dei virus, in modo da alterare questa proteina. Con i virus mutati hanno poi infettato gli animali da laboratorio, e hanno visto che l’herpes, a questo punto, non riusciva più a svilupparsi e, anzi, i virus funzionavano addirittura da potenti agenti immunizzanti: stimolavano, cioè, l’apparato difensivo dell’organismo a intervenire. Ora gli studi proseguiranno nell’uomo, ma la strada per un vaccino efficace e sicuro (non sono emersi effetti collaterali) sembra avviata, e il risultato potrebbe tornare utile anche per altre infezioni virali.

 

A.B.
Data ultimo aggiornamento 12 marzo 2015
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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