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Medici e ricercatori: decalogo per difendere la verità

Dalla virtuale piazza dei social si alza un coro di voci a chiedere “informazione”, ma troppo spesso l’”informazione” condivisa e cliccata attraverso la Rete disattende il più elementare requisito di autenticità. Il pubblico divora notizie e titoli roboanti, si lascia incantare dallo stesso melodioso canto delle sirene che volevano ammaliare e obnubilare la ragione di Ulisse.

Alcuni ricercatori paragonano la condizione psicologica di molti utenti dei social network a quella di una persona in preda all’ebbrezza alcolica, ovvero forte aggressività, disinibizione e perdita di raziocinio. Secondo il Digital in 2017 (il report delle piattaforme We Are Social e Hootsuit, che raccoglie dati e altre indicazioni sullo scenario digital, social e mobile), 28 milioni di italiani (su circa 60 milioni in totale) sono utenti attivi dei social media. E il tempo medio che un italiano dichiara di trascorrere consultando internet è di ben 6 ore e 10 minuti al giorno, di cui 2 ore sui social (non certo migliore è la situazione negli altri Paesi Europei).

Per questo e per altre mille ragioni, non è più possibile lasciare al caso e al buon senso di ciascuno la comunicazione, specie se parliamo di temi scientifici delicati come i vaccini, e se dalla corretta divulgazione discendono atteggiamenti più o meno virtuosi per la comunità. Gli autori del libro #Comunicare i #Vaccini per la #Salute pubblica pubblicato dalla casa editrice Edra (Daniel Fiacchini, Giancarlo Icardi, Pier Luigi Lopalco, Michele Conversano) si rivolgono ai protagonisti della comunicazione scientifica per rispondere con dati seri e scientificamente corretti al sistema no-vax (il "movimento" anti-vaccini, che si basa molto spesso su notizie non verificate, ma di forte presa emotiva) e insegnare a tutti l’importanza delle parole.

Comunicare non equivale, di per sé, a comunicare bene - dicono gli autori. Soprattutto per la scienza, spesso troppo complessa per essere compresa in “lingua originale” (ovvero nel linguaggio degli scienziati), bisogna acquisire la duplice capacità di conoscere un argomento o una notizia, favorendone nello stesso tempo l’accessibilità al vasto pubblico.
Comunicare – continuano gli autori - significa anche essere onesti, guardare dritto negli occhi il pubblico "affamato" di informazioni e non gettare in pasto soltanto avanzi di verità, per compiacere questo o quello schieramento politico, filosofia di pensiero, gruppo sociale.
Comunicare, infine, è quell’attività di costante mediazione tra gli opposti, tra chi il mondo lo vede bianco e chi lo vede nero, tra chi ha fiducia nella scienza e chi invece segue la via dell’oscurantismo.

Non comunicano soltanto lo scrittore, il giornalista, il presentatore televisivo, il ricercatore e lo scienziato, ma lo fa ugualmente il titolare di un canale You Tube o di un blog, di una pagina Facebook. Ma come, e con quali competenze? Il rischio è quello – sostengono gli autori - di sparpagliare notizie virali e malsane, capaci di persuadere innumerevoli menti delle più fantasiose e sensazionalistiche notizie. In Italia il tema “vaccini” ha scatenato proprio sulla rete feroci guerre mediatiche a colpi di fake news, e lasciato sul “campo di battaglia” migliaia di contagiati, anche con morti al seguito. Per arginare questo pericoloso fenomeno, gli autori del volume hanno selezionato alcune fondamentali strategie comunicative dedicate agli operatori sanitari, affinché imparino a gestire con maggiore consapevolezza e sicurezza il tema delle vaccinazioni: in particolare, perché sappiano potenziare le opportunità fornite dai social media per avvicinare i pazienti e creare rapporti sempre più basati su notizie verificate e sulla fiducia.

Dai colloqui individuali con genitori esitanti, alla gestione di un dibattito pubblico, al confronto su vecchi e nuovi media, il volume #Comunicare i #Vaccini per la #Salute pubblica scandisce un percorso ideale per contrastare gli attacchi "barbari" di negazionisti e anti-vax, e infine restituire credibilità alle autorità sanitarie. Il 7,8% dei genitori, in Italia – ricordano gli autori - decide di non vaccinare i figli sulla base delle informazioni reperite su Internet. L’esitazione vaccinale è frutto, spesso, di un’errata valutazione e bilanciamento del rischio percepito intorno ai vaccini e alle rispettive malattie prevenibili. La percezione del rischio muta in funzione dell’età: così un adolescente sente lontano il messaggio scritto su una confezione di sigarette (“fumare in gravidanza è dannoso”), e appaiono come distanti sono tutti i messaggi di cui non si realizza un rischio diretto. «Quanti operatori sanitari si sono mai interrogati sulla percezione del rischio vaccinale e su quanto questa possa essere mutevole e differente da individuo a individuo? – afferma Fiacchini. - La speranza è che il libro sia di aiuto nel comprendere come viene percepito il rischio, come questo incida nell’esitazione individuale, come sia possibile porsi in una relazione di ascolto e come, infine, si possa facilitare la comprensione del reale rapporto rischio/beneficio».

La realtà, però, è spesso diversa, e i fatti ci parlano oggi (soprattutto nei Paesi più "caldi", come l’Italia) di battaglie anti-scientifiche condotte addirittura da alcuni operatori sanitari. «Purtroppo la storia della Medicina è ricca di esempi di personalità fuori dagli schemi, che, spesso per interesse personale hanno abbracciato le teorie più "alternative" - afferma Conversano. - Secoli fa erano i ciarlatani... Un medico che sconsiglia le vaccinazioni è un collega che lavora contro ogni evidenza scientifica e che, in ultima analisi, può essere ritenuto corresponsabile delle complicanze di una infezione».

Non bastano i detrattori. A volte anche una gestione poco accurata e superficiale della comunicazione, quando si parla di rischi per la salute, può fare nettamente la differenza. Il caso Fluad (vaccino antinfluenzale) lo dimostra: tra il 12 e 18 novembre 2014, tre decessi avvenuti 48 ore dopo la somministrazione del vaccino suggeriscono ad AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco, istituzione pubblica competente per l’attività regolatoria dei farmaci in Italia) di sospenderlo in via precauzionale con un comunicato ufficiale del 27 novembre. La notizia viene subito ribattuta dai giornali come “vaccino killer” e“iniezione letale”, e in tutta Italia esplodono le segnalazioni di effetti avversi. Dal 27 novembre al 3 dicembre AIFA emette altri 11 comunicati per contenere la preoccupazione, ma il linguaggio – sottolineano gli autori - non è scevro di tecnicismi, sempre cautelativo e non del tutto rassicurante. Gli accertamenti sul farmaco rivelano, alla fine, che i tre decessi erano legati a tutt’altre cause, e il Fluad viene riabilitato a pieno titolo il 24 dicembre, ma in Italia la copertura vaccinale scende del 7%.

Un caso simile oggi probabilmente avrebbe generato, se possibile, una ancora maggiore mobilitazione dell’opinione pubblica e accanimento mediatico: «I programmi vaccinali sono particolarmente sensibili agli errori di comunicazione - afferma Lopalco. - Ma commettere errori e mancare di trasparenza è il modo migliore per perdere autorevolezza e fiducia».

Non è forse molto conosciuta, ma esiste la Carta Italiana per la Promozione delle Vaccinazioni (Erice, 2016), strumento che offre l’opportunità di sostenere i programmi vaccinali. All’interno della Carta, si legge un puntuale appello al mondo scolastico e ai giornalisti. Questa categoria professionale, in special modo, viene esortata a migliorare l’azione di advcacy (dal latino ad-vocare, chiamare a sostegno) per le vaccinazioni attraverso azioni concrete che comprendono il contrasto alla pseudoscienza e al “false balance”, ovvero alla falsa par condicio tra esperti e ciarlatani che i media, soprattutto televisivi, spesso concedono, alimentando pungenti polemiche: «Il  ruolo dei giornalisti nel veicolare una corretta informazione scientifica è centrale e strategico – conclude Icardi. - Documenti come la Carta Italiana per la Promozione delle Vaccinazioni sono esempi positivi di network tra professionalità eterogenee, che dovrebbero essere valorizzati attraverso il canale della formazione permanente e divulgati attraverso gli Ordini professionali, per sostenere e diffondere l’importanza dei programmi vaccinali».

 

GLI AUTORI 

Daniel Fiacchini
Dirigente Medico Dipartimento di Prevenzione ASUR Marche, AV2 di Fabriano. Referente Regione Marche per l’area Malattie Infettive e Vaccinazioni. Coordinatore Gruppo Tecnico Regionale Vaccini e Strategie di Vaccinazione Regione Marche. Componente del NITAG italiano (National Immunization Technical Advisory Group). Componente del GORES (Gruppo Operativo Regionale Emergenze Sanitarie) come esperto in Comunicazione del Rischio. Creatore di RIV - Rete Informazione Vaccini e co-fondatore del TeamVaxItalia.
Giancarlo Icardi
Direttore del Dipartimento di Scienze della Salute (DiSSal), Scuola di Scienze Mediche e Farmaceutiche, Università degli Studi di Genova. Direttore Unità Operativa Complessa “Igiene” Ospedale Policlinico San Martino IRCCS di Genova. Coordinatore del Gruppo di Lavoro Vaccini e Politiche Vaccinali della Società Italiana di Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica (SItI).
Pier Luigi Lopalco
Professore Ordinario di Igiene Università degli Studi di Pisa. Dal 2005 al 2015 ha lavorato presso il Centro Europeo per la Prevenzione ed il Controllo delle Malattie (ECDC) a Stoccolma, dove è stato capo del programma per le malattie prevenibili da vaccino.
Michele Conversano
Direttore del Dipartimento di Prevenzione e dell’UOC Igiene e Sanità Pubblica della ASL di Taranto. È stato Presidente Nazionale della Società Italiana di Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica (SItI). È componente della Commissione Regionale Vaccini e del Comitato Scientifico dell’Osservatorio Epidemiologico della Regione Puglia. Si occupa di vaccinazioni e di strategie vaccinali dal 1982.

Data ultimo aggiornamento 27 settembre 2018
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco


Tags: fake news, recensioni, vaccini



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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