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Uva rossa e mirtilli, quando la frutta rafforza le nostre difese

Questi frutti contengono un’elevata concentrazione di resveratrolo e pterostilbene, due sostanze che, secondo uno studio condotto negli Stati Uniti, sono capaci di potenziare il sistema immunitario

Almeno in vitro, alcune sostanze contenute nei frutti di bosco, in particolare nei mirtilli, e nell’uva rossa rafforzano il sistema immunitario. Lo hanno visto i ricercatori del Linus Pauling Institute della Oregon State University (Stati Uniti), che hanno analizzato ben 446 composti contenuti in vari frutti, trovandone due particolarmente potenti: il resveratrolo e lo pterostilbene, molto concentrati appunto nell’uva rossa e nel mirtillo.

Il resveratrolo negli ultimi anni è stato molto spesso sotto i riflettori perché a esso sono state attribuite le più disparate virtù. Lo pterostilbene è meno noto, ma è dotato anch’esso di un effetto antiossidante e - circostanza meno conosciuta finora - sinergico con la vitamina D per quanto riguarda il sistema immunitario. Come riferito su Molecular Nutrition and Food Research, il meccanismo d’azione è relativamente semplice: resveratrolo e pterostilbene, che appartengono entrambi alla famiglia degli stilbenoidi, una classe di polifenoli benefici, stimolano, soprattutto in presenza di vitamina D, l’espressione di un gene chiamato CAMP (da human cathelicidin antimicrobial peptide), fondamentale per la maturazione e il corretto funzionamento del sistema immunitario cosiddetto innato, cioè di quella frazione del sistema immunitario incaricata della prima linea difensiva.

Come sempre, i dati ottenuti in vitro non sono necessariamente riproducibili in vivo, ma lo stimolo all’espressione di CAMP potrebbe spiegare l’effetto della frutta sul sistema immunitario, descritto in molti studi di popolazione, e merita dunque un approfondimento.

 

A.B.
Data ultimo aggiornamento 15 novembre 2014
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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