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Una molecola naturale, il gluconolattone, potrebbe aiutare nella lotta contro il lupus

Il gluconolattone, sostanza prodotta naturalmente dall’organismo umano, presente anche in molti vegetali e usata anche nei prodotti cosmetici, potrebbe aiutare i malati di lupus eritematoso sistemico. Secondo uno studio condotto dai ricercatori dell’Università di Zurigo, per ora su modelli animali e sui primi tre pazienti, sembra infatti in grado di spingere alla maturazione i linfociti Treg che sono all’origine dell’attacco autoimmune multisistemico, attenuando le crisi. Inoltre, sarebbe capace di ridurre il numero dei linfociti che producono l’interleuchina 17, responsabile delle manifestazioni cutanee della malattia. Come riferito su Science Traslational Medicine, studiando le reazioni del sistema immunitario degli animali alla somministrazione di gluconolattone emerge un generale riequilibrio delle popolazioni di linfociti e un’attenuazione dell’infiammazione. A conferma delle potenzialità di questa molecola, i ricercatori hanno illustrato anche quanto ottenuto con una crema utilizzata sui primi tre pazienti: dopo sole due settimane si è vista una significativa attenuazione delle manifestazioni cutanee della malattia.

Gli studi ora proseguono, con aspettative elevate, anche perché il gluconolattone è una sostanza innocua, economica, approvata e disponibile in quantità. Se tutto andrà come atteso, presto si potrebbero avere le prime formulazioni per i rash cutanei tipici del lupus, alle quali potrebbe seguire anche qualche terapie sistemica. 

A.B.
Data ultimo aggiornamento 18 marzo 2025
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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