Notice: Undefined index: privacy in /var/www/nuevo.assediobianco.ch/htdocs/includes/top/privacy_advisor.php on line 1

Questo sito utilizza cookies tecnici (Google Analytics) per l'analisi del traffico, senza scopi commerciali; proseguendo la navigazione ci si dichiara implicitamente d'accordo all'uso dei medesimi Ok, accetto

Una citochina per predire
metastasi di tumore alla prostata

Si chiama interleuchina 6 (IL6) ed è una citochina coinvolta nelle infiammazioni, ma potrebbe diventare presto anche un importante marcatore del tumore alla prostata. In particolare, questa molecola potrebbe rappresentare un valido strumento per distinguere i tumori aggressivi -destinati a dare metastasi e a peggiorare rapidamente - da quelli caratterizzati da una crescita lenta e che, di norma, non costituiscono un pericolo imminente per chi ne è colpito.

Lo suggeriscono i risultati ottenuti da un gruppo di ricercatori del Cold Spring Harbor Laboratory (vicino a New York) in uno studio pubblicato su Cancer Discovery. Lavorando su modelli animali di tumore alla prostata gli autori hanno infatti scoperto che le metastasi sono associate a mutazioni nei geni PTEN e p53 a loro volta associate a un significativo rialzo dell’interleuchina 6. L’aumento di IL6 porta infine all’attivazione un gene chiamato MYC, già noto per essere un potente promotore della proliferazione tumorale.

Se i dati ottenuti nei topi fossero confermati negli uomini, l’interleuchina 6 potrebbe diventare il marcatore di malignità cercato da ormai tanti anni ma ad oggi ancora assente. Il gene MYC potrebbe invece trasformarsi in un bersaglio per nuove terapie mirate.


Data ultimo aggiornamento 12 giugno 2015
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco


Tags: citochina, IL6, interleuchina 6



Warning: Use of undefined constant lang - assumed 'lang' (this will throw an Error in a future version of PHP) in /var/www/nuevo.assediobianco.ch/htdocs/includes/gallery_swiper.php on line 201

Notice: Undefined index: lang in /var/www/nuevo.assediobianco.ch/htdocs/includes/gallery_swiper.php on line 201

Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

Chiudi

Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

VAI ALLA VERSIONE COMPLETA