AMBROXOL
Un vecchio sciroppo antitosse potrebbe essere molto utile nel morbo di Parkinson

C’è uno sciroppo per la tosse utilizzato da decenni in Europa che potrebbe conoscere una seconda giovinezza: l’ambroxol. Uno studio pubblicato su JAMA Neurology dai ricercatori di alcuni centri neurologici canadesi ed europei suggerisce infatti che il composto sia non solo sicuro, ma anche – probabilmente - efficace nel rallentare la progressione del morbo di Parkinson.
L’idea di sfruttare l’ambroxol ha specifiche ragioni farmacologiche. Il principio attivo agisce infatti innalzando un enzima chiamato β-glucocerebrosidasi, che nei malati è inversamente collegato con la proteina che più caratterizza la malattia, l’alfa-sinucleina. Molti pazienti, a causa di una variante genica, hanno poco enzima e accumulano quindi α-sinucleina. Per questo si è pensato che tenere alti i livelli dell’enzima con l’ambroxol potesse essere un’ipotesi da approfondire. Nello studio 55 pazienti sono stati trattati con due dosi di ambroxol o con un placebo per un anno, e alla fine il risultato è stato che il farmaco è sicuro e raggiunge il cervello in concentrazioni adeguate. Inoltre, anche se non ci sono ancora tutti i dati per dirlo con certezza, coloro che appartenevano al gruppo di controllo, trattato con il placebo, erano decisamente peggiorati, mentre negli altri la neurodegenerazione si era fermata, i sintomi psichiatrici non erano peggiorati e anche uno specifico marcatore del sangue era rimasto stabile. Inoltre, in alcuni pazienti con una variante genica specifica, c’erano segni di miglioramento cognitivo.
Ci soni quindi i presupposti per passare alla fase 3 della sperimentazione, quella che viene fatta su un numero consistente di pazienti. Se tutto andrà come si spera, l’ambroxol potrebbe diventare, entro qualche anno, un nuovo-vecchio farmaco per contrastare il Parkinson.
A.B.
Data ultimo aggiornamento 24 luglio 2025
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