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Un utilizzo troppo frequente dei telefoni cellulari potrebbe danneggiare lo sperma

L’impiego frequente del cellulare potrebbe danneggiare lo sperma dei più giovani. Questo almeno è quanto suggerisce uno studio effettuato dai ricercatori dell’Università di Ginevra insieme con Swiss Tropical e con il Public Health Institute (Swiss TPH) pubblicato su Fertility and Sterility. In esso infatti sono stati esaminati attentamente oltre 2.700 ragazzi di età compresa tra i 18 e i 22 anni, reclutati tra il 2005 e il 2018 in sei centri approfittando degli esami medici compiuti durante la leva. Il risultato ha confermato, anche se non in modo definitivo e inequivocabile, quanto altri studi hanno suggerito in passato, ossia che possa esistere un legame tra l’utilizzo del telefono e il costante scadimento della qualità del liquido spermatico osservata da almeno una cinquantina di anni, e per il quale non è stata ancora trovata una spiegazione definitiva. In questo mezzo secolo, infatti, la concentrazione media di spermatozoi è passata da 99 a 47 milioni per millilitro (secondo l’OMS, sotto i 15 milioni occorre almeno un anno di tentativi, e le difficoltà iniziano sotto i 40 milioni).

Nel campione in esame, si è visto che chi utilizzava il cellulare al massimo una volta alla settimana aveva una concentrazione media di 56,5 milioni di spermatozoi oer millilitro, mentre chi lo faceva 20 volte al giorno di 44,5 milioni, con un calo, quindi, del 21%. Non sono emerse differenze in base alla localizzazione del telefono: i risultati non cambiano, che lo si tenga in tasca oppure no. Allo stesso modo, altri parametri quali la motilità degli spermatozoi non sembano essere modificati. Cambiano, invece, con le generazioni delle reti, perché dal 2G al 4G i cellulari hanno ridotto le emissioni. Non coi sono, comunque, prove inequivocabili, e anche per questo il Federal Office for the Environment (FOEN) ha lanciato, pochi mesi fa, uno studio di valutazione diretta e accurata dell’effetto delle onde elettromagnetiche sulla fertilità maschile, che terrà anche conto del tipo di uso (per parlare, per chattare o per vedere video eccetera). I risultati saranno disponibili tra qualche mese ma, nel frattempo, sarebbe opportuno che i giovani che desiderano diventare padri limitassero l’utilizzo del cellulare.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 3 novembre 2023
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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