Questo sito utilizza cookies tecnici per l'analisi del traffico, in forma anonima e senza finalità commerciali di alcun tipo; proseguendo la navigazione si acconsente all'uso dei medesimi Ok, accetto

Un taglio al sovrappeso
per tenere a freno la psoriasi

La chirurgia bariatrica, nata per ridurre l’obesità, e già associata a una netta riduzione del rischio di diabete di tipo 2, può essere utile, in alcuni casi, anche per alleviare i sintomi della psoriasi e dell’artrite psoriasica (una malattia spesso associata alla psoriasi), perché il grasso in eccesso alimenta l’infiammazione tipica di questa patologia. Il dato è emerso in uno studio presentato all’ultimo congresso dell’American College of Rheumatology, che si è svolto a San Francisco, nell’ambito del quale i ricercatori del Langone Psoriatic Arthritis Center di New York (Stati Uniti) hanno scandagliato i dati di oltre 9.000 persone sottoposte all’intervento per la riduzione del peso, identificando 86 malati di psoriasi, 21 dei quali anche con artrite psoriasica.

I ricercatori hanno verificato i sintomi delle due malattie con scale internazionali prima e dopo (nei sei anni successivi) la chirurgia, e scoperto così che il 55% dei malati di psoriasi e il 62% di quelli di artrite psoriasica avevano avuto un miglioramento nei sintomi e nell’andamento delle malattie, e che l’effetto era tanto più marcato quanto maggiore era stata la perdita di chili dopo l’operazione.

Ora si cercherà di confermare l’associazione su casistiche più ampie, ma nel frattempo un dato emerge con chiarezza: i malati di psoriasi e di artrite psoriasica devono tenere sotto controllo il peso, per evitare che la malattia peggiori.

A.C.
Data ultimo aggiornamento 20 novembre 2015
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco


Tags: artrite psoriasica, obesità, psoriasi



Warning: Use of undefined constant lang - assumed 'lang' (this will throw an Error in a future version of PHP) in /var/www/nuevo.assediobianco.ch/htdocs/includes/gallery_swiper.php on line 201

Notice: Undefined index: lang in /var/www/nuevo.assediobianco.ch/htdocs/includes/gallery_swiper.php on line 201

Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

Chiudi

Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

VAI ALLA VERSIONE COMPLETA