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Un cerotto con microaghi intrisi di citochine. Ecco la nuova soluzione per l’alopecia aerata - L'Assedio Bianco

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Un cerotto con microaghi intrisi di citochine. Ecco la nuova soluzione per l’alopecia aerata

L’alopecia areata è una forma di cavizie di tipo autoimmune, contro la quale non esistono rimedi realmente efficaci. I trattamenti locali hanno un effetto limitati, e quelli sistemici, che causano un’immunosoppressione generalizzata, comportano tossicità ed effetti collaterali troppo significativi per essere utilizzati. Ora però un gruppo di ricercatori del Medicine at Brigham and Women’s Hospital di Boston ha messo a punto un cerotto con microaghi che, nei modelli animali, sembra ottenere risultati finora mai raggiunti con altri approcci. Come riferito su Advanced Materials, il principio fondamentale è stata l’osservazione di ciò che accade nella malattia. Nell’alopecia, infatti, c’è un malfunzionamento di un tipo specifico di linfociti, chiamati regolatori (Treg), che dovrebbero proteggere il follicolo dall’attacco degli autoanticorpi, ma non lo fanno in modo adeguato. Ciò si traduce in carenze nei livelli di due mediatori tipici dell’infiammazione e della risposta immunitaria, l’interleuchina 2 (IL2) e il CCL22, che stimolano i linfociti Treg. Da qui l’idea di intridere i microaghi con IL2 e CCL22, al fine di stimolare localmente la sintesi e il rilascio di linfociti. 

I cerotti con microaghi così caricati sono stati applicati dieci volte, nell’arco di tre settimane, ai modelli animali di alopecia, e già all’inizio della terza settimana si è vista una ricrescita dei primi peli, che è continuata nelle otto settimane successive, anche se via via è diminuita. Un cerotto simile, ma caricato con uno dei farmaci più consigliati per l’alopecia, il barcitinib, non ha avuto lo stesso effetto. In più il cerotto con IL2 e CCL22 si è rivelato resistente, e del tutto indolore (gli aghi non raggiungono la zona dove sono posti i recettori del dolore, sottocutanea).

Occoreranno ancora verifiche e controlli, ma il cerotto con microaghi potrebbe affrontare i primi test nell’uomo tra qualche mese.

La tecnologia che sfrutta i microaghi è al momento oggetto di numerose sperimentazioni come quelle per i vaccini, perché assicura elevata specificità di azione, efficacia, tollerabilità e scarsissimi effetti collaterali. Inoltre, potrebbe essere sfruttata anche per altre patologie della pelle come la vitiligine o la psoriasi.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 25 giugno 2024
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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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