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Trovati, finalmente, gli antidoti giusti per
il veleno dei cobra: l’eparina e gli eparinoidi

Il morso dei cobra, attraverso il quale nella vittima viene iniettato un veleno, colpisce ogni anno in media 138.000 persone, e si stima che ve ne siano almeno 400.000 nel mondo che fanno i conti con le conseguenze a lungo termine dell’iniezione quali disabilità e amputazioni. Il veleno provoca infatti necrosi che richiede spesso amputazioni, e i rimedi oggi disponibili sono costosi, e non del tutto efficaci per prevenire la perdita degli arti. Per questo l’OMS ha inserito la ricerca di soluzioni migliori e il dimezzamento delle vittime entro il 2030 tra le sue priorità . 

Ora tutto questo potrebbe essere più vicino, perché i ricercatori di alcuni team internazionali di Australia, Canada, Costa Rica e Gran Bretagna hanno scoperto che un antidoto efficace, economico e già disponibile ovunque c’è: l’eparina, l’anticoagulante prodotto naturalmente dal corpo umano e già usatissimo per numerosi scopi, al punto da essere presente nelle liste dei farmaci essenziali della stessa OMS. Come riportato su Science Traslational Medicine, infatti, che al cobra ha dedicato la copertina, i ricercatori hanno identificato i geni bersaglio del veleno: sono quelli che codificano per due proteine molto presenti nell’organismo umano e simili, l’eparano e l’eparina appunto, il primo presente sulla superficie delle cellule, la seconda rilasciata in seguito all’attivazione del sistema immunitario. Il veleno di cobra si lega a entrambi, e grazie a questa informazione è stato possibile mettere a punto un’eparina specifica. Se iniettata nel sito del morso, l’eparina (o molecole simili) lega il veleno, impedendogli di interagire con i tessuti e di avviare la necrosi. Presto dovrebbero partire i primi test nell’uomo: quelli su modelli animali e su cellule umane hanno dato ottimi risultati.

Lo stesso gruppo che ha coordinato questo lavoro, dell’Università di Sidney, con un approccio molto simile nel 2019 ha reso meno pericolosa un’altra creatura mortale per l’uomo: la cubomedusa, per la quale ha trovato un antidoto.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 25 luglio 2024
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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