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Troppo magri o troppo grassi? Difese più deboli

Intervista alla nutrizionista Lucilla Titta dell’Istituto Europeo di Oncologia di Milano. La carenza o l’eccesso di cibo rendono meno efficace l’attività del sistema immunitario, innescando, per esempio, uno stato infiammatorio generale

Molti alimenti (almeno secondo quanto dichiarano le rispettive confezioni...) promettono di potenziare il sistema immunitario, e dunque la nostra capacità di difenderci dalle malattie. Ma è davvero così? L’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) ha introdotto regole molto restrittive, già da un certo tempo, e adesso soltanto i pochi cibi che realmente, in base a studi scientifici condotti in modo serio, dimostrano di avere un effetto sull’apparato immunitario, possono dichiarare questa “capacità”, che prima veniva invece sbandierata con eccessivo ottimismo. Ma il problema vero, secondo alcuni nutrizionisti, non sta tanto nel tipo di alimenti, quanto nella loro quantità (e qualità) complessiva. In altre parole, se vogliamo difenderci meglio dalle malattie dobbiamo, per prima cosa, evitare di mangiare troppo o troppo poco.

 «Il sottopeso e il sovrappeso costituiscono due condizioni che contribuiscono a indebolire il nostro sistema immunitario e la capacità di difenderci dalle malattie - conferma Lucilla Titta, nutrizionista e ricercatrice presso il Dipartimento di oncologia sperimentale all’Istituto Europeo di Oncologia (Ieo) di Milano. - Per quanto riguarda il sottopeso, ci sono studi che mettono in rilievo la maggiore predisposizione a disturbi da raffreddamento (dal classico raffreddore, al mal di gola, alle sindromi parainfluenzali) nella popolazione malnutrita. La ragione è legata essenzialmente a due fattori: da una parte alla carenza di vitamine e sali minerali, sostanze indispensabili per il nostro benessere e, dall’altra, all’insufficiente quantitativo di tessuto adiposo presente nell’organismo. Il tessuto adiposo - continua Lucilla Titta - svolge un’importante azione termoregolatrice che ci protegge dagli sbalzi termici, spesso alla base di infezioni respiratorie. Diete ferree che prevedono un apporto calorico giornaliero inferiore alle 1.200 calorie, per un adulto che svolge una vita “normale”, possono mettere quindi in difficoltà l’efficienza del sistema immunitario. Al contrario, anche il sovrappeso costituisce una condizione sfavorevole per il suo buon funzionamento». La ragione? 

«Pur essendo molto complessi e ancora non del tutto noti i meccanismi che regolano il funzionamento dell’apparato immunitario - continua la nutrizionista - si sa che il peso in eccesso determina uno stato infiammatorio generale dell’organismo, che a sua volta predispone alle malattie cardiovascolari con ripercusssioni, a cascata, sullo stesso sistema immunitario». 

CI SONO GRASSI E GRASSI... - Numerosi studi scientifici nel corso degli anni hanno messo in evidenza la correlazione esistente tra il consumo di grassi e il nostro sistema difensivo. «In particolare - precisa Lucilla Titta - i grassi monoinsaturi (cioè quelli contenuti, ad esempio, nel pesce, nelle noci e nei semi di lino) avrebbero effetti benefici per il sistema immunitario, in quanto rinforzano la membrana cellulare che diviene, così, meno facilmente attaccabile da batteri e virus. I grassi saturi, contenuti soprattutto negli alimenti di origine animale (burro, margarina, lardo), minerebbero invece l’efficienza del sistema immunitario perché contribuiscono ad aumentare lo stato infiammatorio dell’organismo, innescando così reazioni a catena sfavorevoli per la salute».   

L’AZIONE DEI PROBIOTICI - «Tra i numerosi alimenti e integratori spesso consigliati per rendere l’organismo più forte di fronte all’aggressione di virus e batteri  - aggiunge Lucilla Titta - ci sono i probiotici, i cosiddetti batteri buoni, presenti anche in yogurt, kefir, latte fermentato e riconosciuti anche dall’Efsa come “plausibilmente in grado di favorire l’equilibrio della flora batterica intestinale”. L’intestino può agire da apparato di difesa in diversi modi. Prima di tutto attraverso la microflora presente al suo interno, che protegge dalle aggressioni dei batteri "cattivi", creando un ambiente ostile agli agenti patogeni; poi attraverso le cellule della parete intestinale, che costituiscono di per sé una barriera protettiva contro l’ingresso delle sostanze dannose. Infine, il sistema immunitario intestinale è in grado produrre autonomamente anticorpi». 

Ma cosa si può fare per aiutare i probiotici ad attecchire meglio nel nostro intestino? «Si può rendere il terreno più fertile, introducendo nella dieta i prebiotici (attenzione a non confondere i nomi...), cioè nutrienti della flora batterica intestinale che si trovano nella frutta, nella verdura e nei cereali integrali» - conclude Lucilla Titta.

Tra gli alimenti da prediligere anche quelli che contengono vitamina C. Sono ormai numerosi gli studi che ne mettono in rilievo l’efficacia per prevenire e contrastare le malattie da raffreddamento. Inoltre i cibi ricchi di vitamina C fungono da potenti antiossidanti e quindi hanno, indirettamente, ripercussioni benefiche sul sistema immunitario. Quindi sì a peperoni, alimento molto ricco di vitamina C (151 milligrammi di vitamina C per 100 grammi di peperoni), da consumare però crudi (la vitamina C è termolabile); sì alla rucola, agli agrumi in genere e al kiwi. ’

Data ultimo aggiornamento 4 maggio 2015
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco


Tags: flora batterica intestinale, probiotici, sovrappeso



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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