ONCOLOGIA
Trapianto di midollo, chemioterapico evita il rigetto

Un breve trattamento con un chemioterapico molto noto, chiamato ciclofosfamide, subito dopo l’intervento di trapianto di midollo per curare alcuni tipi di leucemie, sembra ridurre sensibilmente il rischio di rigetto del midollo del donatore.
Lo hanno scoperto gli ematologi del Kimmel Cancer Center di Baltimora (USA), che hanno trattato una novantina di malati di leucemia con due chemioterapici prima del trapianto, come previsto dai protocolli, per abbassare il rischio di rigetto, e poi, per due soli giorni, con ciclofosfamide.
L’obbiettivo era quello di valutare l’effetto sulla cosiddetta Graft-Versus-Host-Disease (GVHD), cioè verso il rigetto che il midollo del donatore ha verso l’organismo ricevente, che normalmente si verifica, in forma cronica, in un malato su due, e può portare, nel tempo, al fallimento.
Come riferito sul Journal of Clinical Oncology, dopo il trattamento con ciclofosfamide i numeri sono stati molto diversi: la GVHD cronica si è verificata nel 14% dei trapiantati, mentre il 51% ha avuto una forma acuta ma non grave, e un altro 15% una forma sempre acuta ma più preoccupante.
Normalmente le terapie utilizzate per evitare la GVHD durano non meno di sei mesi. Pertanto, se i dati fossero confermati, il trapianto di midollo potrebbe diventare più sicuro e avere maggiori probabilità di successo.
Data ultimo aggiornamento 11 novembre 2014
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