CARDIOLOGIA
Tenere a bada la pressione senza i farmaci
è facile: basta rinunciare a un po’ di sale

Scongiurare il rischio che la pressione si alzi fino a richiedere un intervento farmacologico è possibile, e comporta uno sforzo minimo: basta diminuire di un cucchiaino da tè, per convenzione pari a 33 milligrammi circa, il consumo giornaliero di sale da cucina (cloruto di sodio). Lo dimostra uno studio condotto dai cardiologi della Feinberg School of Medicine della Northwestern University di Chicago (Illinois), che hanno coinvolto circa 200 persone di età compresa tra i 50 e i 75 anni con una pressione normale, oppure alta, ma controllata con i farmaci o alta ma insensibile alle terapie farmacologiche o, infine, alta e non trattata.
Come descritto su JAMA, sono stati creati due gruppi, invitati a seguire per una settimana uno tra due regimi, molto diversi tra loro: il primo prevdeva una dieta con l’aggiunta, all’alimentazione abituale, di 2.200 milligrammi di sale, il secondo una con una quantità totale giornaliera di sale di 500 milligrammi (quella massima consigliata dall’OMS è al di sotto dei 1.500 milligrammi quotidiani). I partecipanti, inoltre, dovevano invertire il tipo di regime alimentare dopo la settimana.
I risultati sono stati molto netti: chi aveva seguito una dieta con poco sale, quale che fosse la sua pressione iniziale, ha avuto una calo di quella sistolica di 7-8 millimetri di mercurio rispetto chi aveva assunto sale in eccesso, e di 6 millimetri rispetto ai suoi stessi valori precedenti, risultanti dalla dieta abituale. E il calo pressorio si è visto anche dopo l’inversione, a dimostrazione del fatto che bastano pochissimi giorni per vedere effetti significativi. Ma spostamenti dei valori di questa entità sono identici a quelli che si ottengono con i farmaci più diffusi. Per questo il consiglio è chiaro: è necessario ridurre il sale, se si vuole preservare il cuore, e ritardare il più possibile l’inizio di una terapia farmacologica.
Mediamente, in quasi tutti i paesi il consumo di sale è almeno doppio rispetto a quanto consigliato dall’OMS: c’è quindi molta strada da fare.
A.B.
Data ultimo aggiornamento 24 novembre 2023
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