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Dormire a lungo (e bene)
aiuta a “proteggersi” meglio

Dormire in modo insufficiente indebolisce il sistema immunitario. I collegamenti fra il sonno e le nostre difese, già noti da tempo, sono stati confermati da uno studio interessante dei ricercatori dell’Università di Washington (coordinati da Nathaniel Watson), che hanno pubblicato i risultati del loro lavoro sulla rivista Sleep. Gli scienziati hanno tenuto sotto controllo 11 coppie di gemelli omozigoti (cioè gemelli con il patrimonio genetico identico), che avevano, però, abitudini di riposo differenti. Esaminando un’ampia serie di parametri, i ricercatori hanno potuto verificare che il sistema immunitario dei fratelli con una maggiore (e migliore) quantità di sonno alle spalle funzionava in modo più efficace, riducendo così il rischio di malattie infiammatorie, metaboliche e cardiovascolari.

Anche altri studi, ma eseguiti sugli animali, avevano messo in evidenza gli intrecci fra il sonno e le difese immunitarie. Gli scienziati di Washington sono riusciti, invece, a misurare queste connessioni direttamente sugli uomini, "scavalcando" il problema della genetica (che influisce in modo significativo sulla capacità di difendersi e di dormire). «I nostri risultati - scrive Watson - sono coerenti anche con quelli di altre ricerche che avevano mostrato una minore risposta dei vaccini somministrati a persone in deficit di sonno, e con gli studi sulla maggiore possibilità di contagio, da parte dei virus, nelle persone sottoposte a privazione del sonno». 

Ma quante ore bisogna dormire, per stare bene? Non esistono regole rigide, perché ogni organismo ha i suoi ritmi (e i suoi limiti). Ma è buona norma, dicono i ricercatori, tenere come riferimento le 7 ore per notte.

Data ultimo aggiornamento 22 maggio 2017
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco


Tags: infiammazioni



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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