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Se allatti tuo figlio metti in salvo le articolazioni

Si riduce di circa il 50 per cento il rischio di sviluppare la patologia infiammatoria cronica dopo i 50 anni. A dimostrarlo è uno studio britannico pubblicato sulla rivista Rheumatology.

di Agnese Codignola

Tra i molti benefici dell’allattamento al seno per la salute della mamma e del bambino, oggi se ne aggiunge uno importante e finora mai studiato fino in fondo: secondo uno studio britannico protegge dall’artrite reumatoide, infiammazione delle articolazioni che colpisce maggiormente le mani e in particolar modo la popolazione femminile.

Nelle mamme che decidono di allattare la probabilità di avere, dopo i 50 anni, questo tipo di patologia è circa la metà.

L’INDAGINE - Lo studio che ha scoperto questo legame è stato svolto dai reumatologi dell’Ospedale Universitario di Birmingham, in Gran Bretagna ed è stato pubblicato su Rheumatology.

Hanno effettuato una grande analisi attingendo ai dati di uno studio sulla popolazione cinese, la Guangzhou Biobank Cohort, che conteneva informazioni dettagliate su oltre 7.300 donne con più di 50 anni di età.

La maggioranza del campione aveva avuto almeno un figlio e tra queste il 95 per cento aveva allattato il piccolo al seno per almeno un mese.

Tra gli altri dati personali a disposizione, come abitudini di vita, numero di gravidanze, uso di contraccettivi, è emerso inoltre che soltanto l’11 per cento aveva utilizzato contraccettivi ormonali (fattore che può influenzare il rischio di malattie autoimmuni), per lo più per brevi periodi.

L’età media della prima gravidanza era stata di 24 anni e quella della diagnosi di artrite reumatoide di 47,5 anni.

RISCHIO DIMEZZATO - Le conclusioni dello studio hanno mostrato nettamente come le donne che avevano allattato il figlio per almeno un mese avevano un rischio di artrite reumatoide dimezzato rispetto a quello delle donne che non avevano allattato e tale rischio diminuiva in modo proporzionale rispetto alla durata dell’allattamento stesso.

Non sono emerse relazioni, invece, con l’assunzione della pillola anticoncezionale. 

 

Data ultimo aggiornamento 15 novembre 2014
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco


Tags: allattamento, artrite reumatoide



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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