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Nel Medio Evo inglese la lebbra passava dagli scoiattoli rossi all’uomo, e viceversa

La lebbra, malattia veicolata dal mycobacterium leprae, che ancora oggi colpisce circa 200.000 persone all’anno, prevalentemente nei paesi più poveri, è stata un autentico flagello per l’Europa medievale. E ora, grazie a uno studio dei ricercatori delle università di Zurigo e Basilea, pubblicato su Current Biology, si sa qualcosa in più sugli animali che possono aver agito da serbatoio naturale, almeno in Gran Bretagna. Sono gli scoiattoli rossi (Sciurus vulgaris), molto diffusi all’epoca, e utilizzati per realizzare pellicce. I paleogenetisti elvetici hanno analizzato 25 campioni di resti umani ritrovati in un antico lebbrosario, e quelli di 12 scoiattoli rossi dello stesso periodo, di cui sono state ritrovate ossa delle zampe nella bottega di un pellicciaio, entrambi nella città di Winchester. Le indagini genetiche non hanno lasciato dubbi: i micobatteri della lebbra ritrovati in entrambi i tipi di reperti sono estremamente simili, e dimostrano quindi uno scambio di patogeni tra esseri umani e scoiattoli.

Non è possibile, almeno per ora, determinare quale due specie abbia infettato l’altra, ma l’informazione è comunque molto importante, in un approccio One Health. Gli scoiattoli sono roditori, e alcune specie sono diventate invasive nelle città europee così come in quelle nordamericane. Sapere quali tipi di agenti patogeni possono ospitare è molto importante, per prevenire eventuali spillover. Tra l’altro, le modalità di trasmissione della lebbra non sono del tutto chiare ancora oggi, e non si capisce come mai, nonostante i grandi sforzi fatti per debellarla, la malattia sia ancora presente. Conoscere meglio gli animali serbatoio potrebbe fornire risposte cruciali.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 8 maggio 2024
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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