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Quando si è in orbita si perdono il desiderio e il gusto di mangiare. Ora si sa perché

Gli astronauti non riescono quasi mai a gioire dei pasti. Da quando esistono le missioni, quasi sempre chi rimane in orbita riferisce la perdita di appetito e la difficoltà di alimentarsi, e non solo per la qualità particolarissima dei cibi a disposizione. La disappetenza, tuttavia, può rappresentare un ostacolo non indifferente al benessere degli astronauti, e arrivare a comprometterne le attività o a causare carenze nutrizionali. Per questo i ricercatori della Royal Melbourne Institute of Technology (RMIT) University di Melbourne, in Australia, hanno voluto vederci più chiaro, e hanno condotto una serie di test in un simulatore che riproduce le condizioni della Stazione Spaziale Internazionale (ISS). Come illustrato sull’International Journal of Food Science & Technology, hanno chiesto a 54 persone sane, che non avevano mai sofferto di vertigini o di cinetosi (mal d’auto e simili), di età compresa tra i 18 e i 39 anni, di rimanere nel simulatore, le hanno esposte a oli essenziali di mandorla, limone e vaniglia, hanno verificato che cosa affermavano di percepire. Il risultato è stato che mandorla e vaniglia erano percepite con maggiore intensità, mentre il limone era rimasto invariato. La molecola che provocava il cambiamento era la benzaldeide, molto presente nei cibi. L’aumento di intensità potrebbe essere dovuto anche al fatto che, in condizioni di microgravità o di assenza di gravità, i fluidi corporei non sono distribuiti come sulla Terra ma tendono ad andare anche nel cervello, causando sinusiti e congestioni che gli astronauti conoscono molto bene, ma che inficiano anche gusto e olfatto. Inoltre, hanno sottolineato gli autori, anche il senso di solitudine influisce sul gusto e sull’appetito. Le informazioni raccolte potrebbero ora contribuire a studiare pasti più adatti agli astronauti, personalizzando il più possibile l’offerta e tenendo conto di quanto osservato nel simulatore, in modo che ogni pasto diventi un’occasione di gioia, e non solo uno dei compiti da assolvere (faticosamente).

A.B.
Data ultimo aggiornamento 22 luglio 2024
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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