MEDICINA DELLO SPORT
Nel calcio, i traumi provocati dai colpi di testa modificano e infiammano il cervello

Crescono le prove che dimostrano che gli sport da contatto, che prevedono traumi alla testa, sarebbero da evitare. In questo caso sotto accusa è finito il calcio, e i suoi colpi di testa, che inducono piccoli ma significativi cambiamenti strutturali nel cervello e infiammazioni che, alla lunga, potrebbero aumentare il rischio di malattie neurodegenerative, come già emerso in diversi studi epidemiologici condotti tra i calciatori.
A studiare gli effetti dei colpi di testa sono stati i ricercatori dell’Università di Sidney, in Australia, che hanno condotto una serie di test in tempo reale. Come riferito su Sport Medicine Open, hanno selezionato 15 calciatori, e hanno chiesto loro di colpire il pallone di testa per 20 volte consecutive, nell’arco di pochi minuti. Quindi, subito dopo, li hanno sottoposti a una risonanza magnetica al cervello (entro 45 minuti), e a un prelievo di sangue per dosare alcuni marcatori, mentre subito dopo li hanno invitati a rispondere ad alcuni test cognitivi. Per controllo, alcuni calciatori hanno colpito il pallone (sempre uguale per dimensioni e peso) con i pugni.
I risultati hanno confermato che chi colpisce di testa presenta alcuni cambiamenti nelle aree che controllano il movimento e nell’attività elettrica cerebrale. Inoltre, i marcatori associati al rischio di demenza e allo scadimento delle facoltà cognitive aumentano sensibilmente. Non ci sono state tracce di conseguenze cognitive, ma questo non stupisce, perché la neurodegenerazione, che potrebbe essere favorita dai traumi alla testa, impiega comunque decenni prima di diventare clinicamente e anatomicamente evidente.
Alcuni paesi come la Gran Bretagna e gli Stati Uniti stanno già limitando i colpi di testa, per esempio nei bambini che giocano a calcio, e altri ci stanno riflettendo, anche in conseguenza dell’aumento di malattie neurodegenerative come le demenze o la sclerosi laterale amiotrofica che si vede tra i giocatori professionisti. La speranza è che presto lo facciano tutti.
A.B.
Data ultimo aggiornamento 5 agosto 2025
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