FARMACI
Psoriasi: a che punto siamo
con le terapie innovative

di Michela Perrone
«Negli ultimi 20 anni abbiamo assistito a una rivoluzione copernicana per quanto riguarda i farmaci per la psoriasi». Parola di Paolo Dapavo, dirigente medico di primo livello presso la Clinica dermatologica della Città della Salute di Torino. Dopo un lungo periodo in cui i rimedi si limitavano soltanto a qualche pomata, infatti, negli ultimi due decenni si sono moltiplicate e diversificate le terapie a disposizione per chi soffre di questa condizione infiammatoria (con una componente autoimmune) che colpisce la pelle e si caratterizza per una crescita anomala dell’epidermide, con la formazione di placche secche e arrossate, ricoperte da squame grigio-argentee.
«Oggi il vero problema riguarda l’accesso alle terapie - spiega Dapavo in una videointervista ad Assedio Bianco. - Per molto tempo quelle più innovative sono state prescrivibili solo in centri specializzati (chiamati Psocare in Italia), tagliando di fatto fuori tutte le persone che, per problemi logistici, non riuscivano a raggiungerli». Oggi la situazione è migliorata e la prescrizione è stata allargata a tutti i centri dermatologici e ai medici di medicina generale, ma persistono importanti differenze a livello regionale.
«L’altro punto su cui dobbiamo lavorare - continua Dapavo - è riuscire a “stanare” quella parte consistente di pazienti che pensa, per esperienze passate non felici o per convinzioni che sono state loro trasmesse, che la psoriasi non sia una malattia curabile: pazienti, quindi, che hanno abbandonato qualsiasi possibilità di speranza terapeutica». Non è così, assicura il dermatologo: «Con la collaborazione dei medici di medicina generale, che sono le sentinelle sul territorio, e dei colleghi del settore farmaceutico, dobbiamo sensibilizzare la popolazione sul fatto che la psoriasi è una malattia importante, e che deve essere curata. Oggi noi abbiamo tutte le possibilità per trattarla al meglio e in sicurezza».
La psoriasi, che interessa circa il 3% della popolazione, è stata a lungo definita la “malattia dei sani” perché può comparire e sparire senza lasciare traccia del suo passaggio (ma a volte, invece, influisce pesantemente sulla qualità della vita). Proprio per le sue caratteristiche (può essere molto fastidiosa ma non è mortale, colpisce tutte le aree della pelle) può spingere le persone all’isolamento e a “gettare la spugna”, pensando che non sia possibile tenere sotto controllo i sintomi.
Quali sono le terapie a disposizione? Oggi, accanto a quelle tradizionali (farmaci di prima linea che possono essere utilizzati per un periodo limitato di tempo), abbiamo i medicinali definiti "biologici", anche se il termine più giusto sarebbe biotecnologici, perché sono realizzati anche con tecniche di insegneria genetica. Sono soprattutto anticorpi monoclonaliGli anticorpi monoclonali sono anticorpi del tutto simili a quelli che il sistema immunitario produce contro i “nemici” (batteri, virus e altro ancora), ma non sono presenti in modo naturale nel nostro organismo. Vengono creati in laboratorio, grazie a tecniche di ingegneria genetica, e sono mirati contro un preciso bersaglio della malattia, identificato dai ricercatori: per esempio, nel caso del Covid, contro la proteina Spike, utilizzata dal coronavirus per entrare nelle cellule e infettarle. Una volta prodotti, vengono fatti moltiplicare in laboratorio, identici, in un numero grandissimo di copie, o di cloni (per questo vengono chiamati monoclonali), e poi immessi nell’organismo del paziente, in genere tramite infusione (endovena)., che riescono a colpire in modo selettivo alcune molecole bersaglio.
Prima di somministrare questi farmaci, però, va effettuata un’attenta anamnesi del paziente, insieme ad alcune analisi del sangue e a esami strumentali. In questo modo si possono ridurre al minimo gli effetti collaterali: alcuni farmaci biologici, infatti, sono controindicati in presenza di patologie pregresse o concomitanti. Questa classe di medicinali nasce per terapie continuative e ha una sicurezza e un’efficacia molto elevate. In termini terapeutici i biologici permettono di raggiungere miglioramenti del 90-100% (solo qualche anno fa l’obiettivo dei dermatologi era raggiungere il 75%).
Infine, la psoriasi può essere trattata con le “small molecules”, piccole molecole indicate soprattutto per il trattamento della forma moderata della malattia.
Approfondendo le terapie disponibili, può spuntare la parola "biosimilare": si riferisce a farmaci biologici realizzati da case farmaceutiche diverse da quelle che ne detenevano il brevetto. «I biologici si usano, ormai, dalla fine degli anni ‘90 - ricorda Dapavo. - Di norma, dopo 20 anni, l’azienda produttrice perde l’esclusiva e il farmaco può essere prodotto anche da altre ditte. L’AIFA, l’Agenzia italiana del farmaco, ha certificato che questi farmaci hanno l’esatta equivalenza sia in termini terapeutici che di sicurezza rispetto agli originator (così si chiamano quelli coperti da brevetto, ndr)». Questo significa avere la possibilità di raggiungere più persone perché, grazie alla concorrenza, i prodotti hanno un costo inferiore.
Data ultimo aggiornamento 7 aprile 2022
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Tags: biologici, biosimilari, monoclonali