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Probiotici aiutano i neonati
a superare l’allergia al lattosio

La cura delle allergie alimentari e, in particolare, di quella al lattosio, potrebbe passare attraverso la microflora batterica intestinale. Lo suggerisce uno studio pubblicato su ISME Journal dai ricercatori dell’Università di Napoli insieme con gli allergologi dell’Università di Chicago (Stati Uniti). Il team coordinato dal pediatra Roberto Berni Calani ha infatti dimostrato che i bambini di pochi mesi che mostrano i primi segni di intolleranza al lattosio, se alimentati con un latte artificiale arricchito con probiotici, e in particolare con batteri del genere Lactobacillus Rhamnosus GG (LGG), sono meno inclini a sviluppare l’allergia vera e propria rispetto ad altri bambini di pari età, cui non vengono dati i probiotici.

Secondo Berni Calani, la spiegazione va cercata, probabilmente, in alcune sostanze prodotte da questi batteri (specifici acidi grassi a catena corta), che aiuterebbero il sistema immunitario a maturare meglio.

Una conferma è poi giunta dai colleghi statunitensi, che hanno analizzato le feci di molti neonati sani o con l’intolleranza al lattosio, trattata o meno con LGG. Secondo gli studiosi, anche altri due tipi di batteri (quelli del genere Blautia e quelli del genere Coprococcus) possono essere associati a un minore rischio minore di sviluppare l’allergia.  

Questi risultati, oltre a indicare una possibile via - innocua ed economica - per curare le allergie alimentari, che appaiono in crescita esponenziale, confermano l’importanza del ruolo della microflora batterica intestinale nello sviluppo del sistema immunitario e nella prevenzione delle malattie che lo coinvolgono.

A.C.
Data ultimo aggiornamento 24 settembre 2015
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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