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Più la vitamina D è ottimale, meno intense
e frequenti sono le crisi acute di psoriasi

La gravità della psoriasi dipende, anche, dai livelli di vitamina D presenti nell’organismo. Lo dimostra uno studio presentato a Nutrition 2023, il congresso dell’American Society for Nutrition svoltosi nei giorni scorsi a Boston, dai ricercatori della Brown University, che hanno analizzato attentamente i dati di poco meno di 500 persone con la malattia, in un campione di oltre 40.000 cittadini che avevano preso parte a un grande studio di popolazione chiamato NHANES (da National Health and Nutrition Examination Survey), svoltosi tra il 2003 e il 2014.

Nel database erano contenuti anche i dosaggi di vitamina D, e questo ha permesso di dimostrare l’esistenza di una relazione lineare tra quantità della vitamina e gravità delle crisi di psoriasi, così come con l’estensione delle lesioni rispetto alla superficie corporea. Più bassa è la vitamina, più i due tipi di parametri peggiorano, e viceversa.

Non sembrano esserci dubbi, quindi, e il consiglio degli autori è quello di cercare di assumere vitamina D con la dieta (per esempio pesce, uova e latticini), per poi esporsi al sole qualche decina di minuti al giorno per attivare la vitamina, oppure, e solo sotto supervisione medica, assumere supplementi. In alternativa esistono già in commercio creme alla vitamina D per uso locale, ma di solito occorre la ricetta del medico, e sono anche meno risolutive.

 

 

A.B.
Data ultimo aggiornamento 15 agosto 2023
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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