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Perché le noci fanno bene al cuore?
La risposta è nascosta nell’intestino

Il consumo quotidiano di una piccola quantità di noci è previsto in tutte le linee guida ufficiali sull’alimentazione, perché l’insieme di acidi grassi e minerali presenti in questi frutti apporta benefici significativi, soprattutto all’apparato cardiovascolare. Ma perché questo accade? Se lo sono domandato i ricercatori della Texas Tech University di Lubbock, che hanno chiesto a 35 persone con un elevato rischio cardiovascolare di mantenere la loro dieta abituale per due settimane, per poi passare a uno tra tre regimi alimentari, da seguire per altre sei settimane. Il primo dei tre prevedeva l’assunzione di noci, mentre gli altri due quella di acidi grassi contenuti nelle noci, ma non delle noci stesse. Nel frattempo, i ricercatori hanno raccolto campioni di microbiota intestinale e li hanno sottoposti a indagini genetiche. Il risultato è stato che le noci e, in decisamente misura minore, gli acidi grassi specifici, fanno aumentare, nell’intestino, la presenza di una specie batterica chiamata Gordonibacter che, a sua volta, favorisce la sintesi di una sostanza preziosa, un aminoacido denominato omoarginina, la cui carenza è associata a un aumento significativo del rischio cardiovascolare.

Come hanno riferito gli autori al congresso annuale dell’American Society for Biochemistry and Molecular Biology, questi dati, oltre a confermare i benefici associati alle noci, suggeriscono che si potrebbero cercare altri alimenti che favoriscano i Gordonibacter, o studiare assortimenti di acidi grassi per le persone che non possono o non vogliono mangiare qualche noce tutti i giorni, soprattutto se sono a rischio cardiovascolare.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 28 marzo 2023
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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