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Per ridurre fino ad annullare la necessità
di oppioidi ci sono i cerotti alla capsaicina

Per limitare o evitare del tutto la necessità di ricorrere ad antidolorifici che comportano varie conseguenze negative come quelli della classe degli oppiacei, si può ricorrere all’applicazione di un principio attivo le cui qualità, da questo punto di vista, sono note da secoli: la capsaicina del peperoncino rosso. Uno studio tedesco, pubblicato su Pain Practice, dimostra infatti che, applicando regolarmente cerotti che la contengono, il fabbisogno di oppioidi si riduce notevolmente, e in modo dose-dipendente.

In esso i ricercatori dell’Istituto di medicina del dolore di Wiesbaden hanno verificato le condizioni di un centinaio di persone cui era stato diagnosticato un dolore neuropatico da mal di schiena cronico oppure post intervento chirurgico o, ancora, da herpes zoster. Negli ultimi due anni, 38 erano stati trattati con almeno due applicazioni di cerotti alla capsaicina al giorno, e 59 con almeno tre. Il trattamento aveva assicurato una riduzione significativa del dolore a due terzi di essi, e un calo della necessità di antidolorifici come gli oppioidi molto rilevante, e proporzionale al numero di cerotti applicati.

Questi dati, ottenuti non nell’ambito di uno studio ma da pazienti reali, confermano che l’applicazione locale di capsaicina ha grandi potenzialità, e potrebbe rappresentare una risposta almeno parziale alla crisi degli oppiacei. Sarebbe quindi opportuno, secondo gli autori, condurre studi ad hoc, nei quali definire esattamente durata, dosaggi, tolleranza o resistenza, eventuali rischi e tutto ciò che può servire a trasformare questo approccio nella cura standard di riferimento, almeno per alcune tipologie di dolori.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 19 febbraio 2024
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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