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Per la prima volta un lobo di fegato porcino è stato trapiantato in un paziente umano

Per la prima volta, un uomo, in Cina, ha ricevuto una parte di fegato di maiale, geneticamente modificato per non indurre rigetto. Al momento, passati ormai diversi giorni, sta bene, e il lobo trapiantato sembra funzionare al meglio. Si allunga così la lista di persone (il paziente cinese è il quinto nel mondo) cui sono stati trapiantati organi provenienti da maiali (finora: due reni, un cuore e un timo), che hanno cioè subito uno xenotrapianto (un trapianto da una specie non umana). Come riferito da Nature, l’uomo aveva un tumore molto voluminoso nel lobo destro, senza metastasi, ma la massa era così grande da rendere impossibile un trapianto classico, con un lobo di fegato umano. Per questo, in accordo con la famiglia, si è pensato di sperimentare, per la prima volta, lo xenotrapianto. Finora infatti erano stati fatti tre test, uno negli Stati Uniti e due in Cina, collegando un fegato di maiale a un paziente deceduto, senza vedere segni di rigetto, ma nessuno aveva sperimentao un trapianto reale.

Nel caso specifico, il lobo trapiantato (il sinistro) proveniva da un maiale di 11 mesi e 32 chilogrammi, e pesava 514 grammi. In esso erano state introdotte dieci modifiche genetiche, per sopprimere alcune proteine porcine che potevano scatenare il rigetto, e farne esprimere all’organo alcune altre umane, in modo da far percepire l’organo come self dall’organismo ricevente. Inoltre, in base ai controlli, non era stata rilevata alcuna traccia del citomegalovirus porcino, patogeno che aveva fatto fallire il trapianto del primo cuore porcino a due mesi dall’intervento.

L’operazione è durata otto ore e il fegato, già nel primo giorno, ha iniziato a produrre bile umana, anche se in piccole quantità (10 ml, contro i 400 medi di un organismo umano). Al giorno 13, però, la sintesi era già arrivata a 2-300 ml al giorno e, in contemporanea, era iniziata quella di altre proteine fondamentali quali l’albumina e i fattori della coagulazione anche se, in quel caso, in versione porcina.

Ora l’uomo è sotto osservazione, ma per il momento non ci sono segni di rigetto né di infezioni, mentre ce ne sono di miglioramento delle funzioni epatiche.

Intanto, negli stessi giorni, una delle due persone ad aver ricevuto un rene di maiale, una donna operata presso il NYU Langone Health, ha dovuto asportare il rene porcino ricevuto dopo 47 giorni, a causa della perdita di funzionalità dell’organo (non di un rigetto). La paziente aveva ricevuto anche una pompa cardiaca, e aveva grosse difficoltà di circolazione: secondo i medici, la causa del fallimento potrebbe essere proprio la compromissione egnerale della situazione della donna.

Il primo paziente ad aver ricevuto un rene di maiale, presso il Massachusetts General Hospital di Boston, era deceduto in maggio, circa due mesi dopo l’intervento, probabilmente ance lui per complicanze dovute a una condizione già molto precaria. In effetti, le prime persone a ricevere uno xenotrapianto sono necessariametre quelle per le quali non esistono altre opzioni, e per le quali il rischio di decesso è molto elevato. Quando muoiono, capire quale sia stato il motivo non è facille, una volta esclusi rigetto e infezioni.

La strada degli xenotrapianti sarà ancora lunga, ma i medici e i ricercatori stanno imparando a percorrerla sempre meglio, anche grazie alla disponibilità di alcuni pazienti a prestarsi a interventi mai sperimentati prima.

 

A.B.
Data ultimo aggiornamento 6 giugno 2024
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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