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Per la prima volta dopo trent’anni è stato scoperto un nuovo antibiotico: la lariocidina

Per la prima volta dopo trent’anni, un nuovo antibiotico si candida a rimpiazzare quelli in uso da quasi un secolo, e in molti casi non più efficaci a causa della resistenza. Il suo nome è lariocidina, e la sua scoperta è stata frutto, anche, della pazienza. Per cercare di trovare nuove molecole, i ricercatori della McMaster University, infatti, non hanno tralasciato nulla, compreso lasciare un campione di terreno del giardino di un tecnico del laboratorio in condizioni ottimali per mesi, per dare tempo a tutte le specie batteriche di svilupparsi, comprese quelle a crescita lenta. L’idea di fondo era cercare tra i batteri del suolo, per vedere se fosse possibile individuarne uno che, per combattere i suoi simili, produceva qualche molecola efficace. L’intuizione era corretta, e dopo un anno si è visto che i Paenibacillus producevano qualcosa di molto potente contro, per esempio, gli Escherichia coli, famiglia di batteri tra i più diffusi e anche più pericolosi, in alcune situazioni.

La sostanza, una molecola grande e compatta, a forma di lazo, che probabilmente potrebbe resistere anche data per via orale, è stata chiamata appunto lariocidina e ha confermato tutta la sua efficacia in numerosi test in vitro, anche contro germi temibili come l’Acinetobacter baumanii C0286, uno dei batteri più resistenti e mortali. Gli animali infettati e non trattati sono morti entro 28 ore, quelli trattati stavano ancora bene dopo 48 e avevano una carica batterica molto più bassa dei controlli.

Ma, come sottolineato su Nature, la molecola è considerata molto promettente soprattutto perché agisce con un meccanismo di azione diverso da quello di tutti gli altri antibiotici, e cioè bloccando la sintesi di alcune proteine attraverso l’RNA. Inoltre, per ora si è dimostrata del tutto innocua per i tessuti umani. 

Ci vorranno alcuni anni per capire come renderla ancora più potente, in modo da usare dosaggi più bassi e sintetizzarla anziché ricavarla dai batteri, e poi sperimentarla sui primi volontari umani, ma le premesse sembrano ottime. 

A.B.
Data ultimo aggiornamento 4 aprile 2025
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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